2014-08-28 11:58:00

La Chiesa ricorda S. Agostino, un uomo alla ricerca della verità


La Chiesa ricorda oggi Sant’Agostino, uomo inquieto alla ricerca della verità, filosofo e poi vescovo di Ippona. Proprio la sua inquietudine è il tratto che Papa Francesco ha sottolineato lo scorso anno, recandosi nella Basilica romana di Sant’Agostino in Campo Marzio, per presiedere la Messa di apertura del Capitolo generale dell’ordine agostiniano. Questo pomeriggio, alle 18.30, nella stessa Basilica, a celebrare con i religiosi agostiniani la memoria del grande Padre della Chiesa il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, che ha scoperto anche un marmo a ricordo della visita del Pontefice. Al microfono di Tiziana Campisi, padre Pasquale Cormio, patrologo agostiniano, spiega quali frutti sono maturati dalle parole pronunciate dal Papa un anno fa:

R. – Il Papa ha lasciato a tutti quanti noi agostiniani un compito, quello di approfondire il tema dell’inquietudine, e lo ha declinato secondo tre modalità: l’inquietudine della ricerca spirituale, l’inquietudine dell’incontro con Dio, l’inquietudine dell’amore. Sono tre aspetti estrapolati dalla vita di Agostino e che sono ancora oggi validi. L’inquietudine esprime il desiderio di felicità che è nel cuore dell’uomo. Ed è Dio stesso che mette l’inquietudine nel cuore dell’uomo, perché lui possa muoversi, col desiderio più che con i piedi, per poter cercare e possedere la verità, vale a dire Gesù Cristo. E come agostiniani noi cerchiamo di muoverci lungo questa linea che è stata tracciata proprio dal nostro Santo Padre: la ricerca della verità è ricerca della felicità e possesso della felicità, ma la felicità noi la possiamo incontrare nella persona di Gesù Cristo.

D. – Papa Francesco vi ha esortato a mantenere viva l’inquietudine dell’amore, l’attenzione all’altro, alla carità dunque…

R. – Certamente, è un tema caratteristico del Pontefice: puoi amare Dio se ami, servi e onori il fratello che il Signore ci ha messo accanto.

D. - Agostino ricorda molto l’inquietudine dell’uomo. Oggi come placare l’inquietudine moderna?

R. – E’ un cammino. L’inquietudine per Agostino è proprio questo: è un andare avanti. E l’inquietudine è qualcosa che ci spinge, perché in un certo senso, interiormente, ci fa sentire sempre inappagati. E’ questo senso di incompletezza che ci permette anche di poter avviare una ricerca. Per Agostino l’inquietudine viene stimolata dalla bellezza della natura, del Creato: sono tracce che Dio lascia nel mondo della sua presenza. Così come anche un’altra forma di inquietudine è proprio quel desiderio, quella ricerca di verità, della felicità, che noi ritroviamo oggi nel cuore delle persone. Forse, molte volte, non sono capaci di trovare quello che è l’oggetto, il significato della felicità. La ricerca di Dio parte sempre dalla ricerca dell’uomo, e l’uomo dentro di sé trova i segni della presenza di Dio. E allora la stessa inquietudine è un dono del Signore, perché l’uomo possa muoversi alla ricerca appunto di Dio. Possiamo così dire: la bellezza della natura da una parte e questo senso di incompletezza o la ricerca della felicità che è nel cuore dell’uomo, possono essere due elementi che ci permettono anche di avvicinare - e molte volte così avviene - tanti giovani che non sempre riescono a trovare un senso nella loro vita e finiscono come l’Agostino dei primi tempi per dissipare i doni che il Signore ci ha dato. Un primo passo per noi è saper riconoscere i doni che il Signore ha messo nella nostra vita e per questo anche lodarlo.

D. - Voi frati agostiniani avete voluto lasciare un segno visibile della visita di Papa Francesco lo scorso anno, il 28 agosto: perché questo segno?

R. – E’ sicuramente anche una modalità di ringraziamento per noi, per l’attenzione e la generosità che Papa Francesco ha avuto nei nostri confronti, perché è stato lui a proporsi di presiedere la celebrazione eucaristica che apriva il 184.mo capitolo generale dell’ordine agostiniano. Quindi, anche per ricordare questa generosità, questa attenzione del Papa verso l’ordine agostiniano, lo abbiamo voluto mettere per iscritto, su una lapide collocata all’ingresso della Cappella di Santa Monica, nella Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio a Roma, proprio per lasciare anche ai nostri posteri questa memoria della presenza del Papa in mezzo a noi.








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