2014-08-27 12:10:00

Siria. Onu denuncia ferocia di jihadisti e regime. P. Hilal: guerra dimenticata


La Commissione Onu di inchiesta sulla Siria ha pubblicato a Ginevra un rapporto choc sulle violazioni dei diritti umani in questo Paese a tre anni e mezzo dall’inizio della guerra. Ce ne parla Sergio Centofanti:

Esecuzioni pubbliche, decapitazioni, amputazioni e fustigazioni: è quanto accade ogni venerdì nelle regioni siriane controllate dai jihadisti dello Stato Islamico (Is). I civili, compresi i bambini, sono invitati ad assistere a queste feroci condanne. I corpi delle persone uccise vengono lasciati in mostra per giorni, per terrorizzare la popolazione. Nelle 45 pagine del rapporto, sono descritte le decapitazioni di ragazzi di appena 15 anni, la fustigazione di uomini colpevoli di aver fumato o accompagnato una familiare vestita in modo "inappropriato", o donne frustate per non aver coperto il volto. Gli estremisti stanno inoltre reclutando e addestrando bambini di appena 10 anni da utilizzare per combattere o da trasformare in kamikaze.

Ma l’Onu accusa anche le autorità siriane per aver fatto uso di armi chimiche nell’aprile scorso. Del cloro sarebbe stato sganciato sulla popolazione civile con "barili bomba da elicotteri del governo" in otto occasioni in tre villaggi nel Nord. Il rapporto delle Nazioni Unite esorta con forza la comunità internazionale a imporre un embargo sulle armi che arrivano, da Stati o gruppi, sia ai governativi sia ai ribelli, e "sono utilizzate nella perpetrazione di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e violazioni dei diritti umani".

In questo drammatico contesto la Chiesa continua ad operare per i civili, ormai allo stremo. Ne ha dato testimonianza al Meeting di Rimini il padre gesuita Zihad Hilal, coordinatore dei centri per i bambini del Jesuit Refugee Service ad Homs, che ha denunciato anche il silenzio dei media sulla Siria. Debora Donnini lo ha intervistato:

R. – I think the international community...
Penso che la comunità internazionale oggi stia dimenticando la Siria. Non si parla della Siria in questo momento nei media – in Tv, sui giornali – e invece penso che oggi sia molto importante parlarne, per la Siria, per la pace e la riconciliazione, per arrivare ad una risoluzione dei nostri problemi. E’ molto, molto pericoloso lasciare che i siriani vivano questa guerra l’uno contro l’altro. In Siria, si sa, ci sono molte religioni, molte etnie ed è importante avere un dialogo, perché il nostro obiettivo alla fine è avere la pace per il nostro popolo e per la nostra civiltà, perché si distruggerà tutto in questa guerra che continua ogni giorno.

D. – Qual è il vostro impegno ad Homs?

R. – We have 3 humanitarian centres…
Abbiamo tre centri umanitari: uno per distribuire cibo e altro, uno per l’istruzione e uno che dà aiuto sociale e psicologico ai bambini. Abbiamo circa 3500 bambini. Un altro centro è per le persone disabili. I centri ad Homs sono 4 con circa 80 bambini disabili e molti volontari. Lavoriamo per tutte queste persone, in questi tempi così difficili.








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