2014-08-23 13:00:00

Giornata internazionale per l'abolizione della schiavitù indetta dall'Onu


Il 23 agosto, Giornata internazionale della commemorazione del commercio degli schiavi e della sua abolizione. Un giorno per ricordare questa tragedia dell’umanità, ma anche per aprire gli occhi sulle moderne forme di schiavitù ed agire insieme per debellarle. Cecilia Seppia:

Una Giornata per commemorare l’abolizione della schiavitù e della tratta e onorare i milioni di africani che per oltre tre secoli sono stati violentemente e sistematicamente strappati alle loro terre, venduti, trattati come carne da macello. Ma ancora oggi, il razzismo inquina il nostro mondo e la schiavitù esiste in forme diverse, spesso mascherate ma altrettanto umilianti di quelle del passato, come lo sfruttamento sessuale, quello lavorativo, l’impiego dei bambini soldato, il mercato di organi. D’altra parte stando ai dati dell’Onu queste piaghe affliggono attualmente 21 milioni di persone, l’80 per cento delle quali donne e bambini in cerca di stabilità e benessere che si ritrovano vittime di trafficanti e criminali. Cosa si deve fare allora per spezzare queste nuove catene? Riccardo Nouri portavoce di Amnesty International Italia:

R. - Servono intanto norme internazionali adeguate, perché le norme dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro parlano chiaro, così come le convenzioni internazionali sul traffico di esseri umani; però mancano aspetti di coercizione, di giustizia internazionale. C’è un sistema di denuncia degli organi internazionali per la violazione dei diritti economici e sociali, che ancora non funziona. Poi, quello che occorre indubbiamente è che le autorità dei Paesi in cui transitano o in cui arrivano persone vittime di traffico di esseri umani, adottino misure molto rigorose per impedirlo, e misure di tutela profonda per i lavoratori che vengono sfruttati, le lavoratrici che vengono sfruttate. Ci vorrebbe attenzione, ad esempio, anche in settori inconsueti al tema dello sfruttamento del lavoro migrante, come nella costruzione di impianti sportivi in Qatar. E quindi questo manca sicuramente, così come il mondo dell’informazione, dei media, dovrebbe essere più pronto a denunciare in maniera più continuativa fenomeni di schiavitù anche quando accadono nel nostro Paese. Ci vorrebbe anche un’attenzione maggiore da parte dei consumatori perché poi ci sono prodotti di largo consumo - penso all’alimentazione, all’abbigliamento, … - che lungo una trafila ed una filiera incontrollabile giungono da noi e vengono acquistati anche a prezzi economici, perché alla base c’è un lavoro minorile o adulto in condizioni di schiavitù. Pensiamo a molti articoli che arrivano dai centri di detenzione, ai campi di rieducazione ed altre strutture detentive della Cina, e pensiamo alla sofferenza di persone in prigionia, costrette a lavorare per i nostri capi di abbigliamento.

Un tema quello della schiavitù particolarmente sentito da Papa Francesco, che per la 48esima giornata mondiale della Pace del primo gennaio 2015 ha scelto il titolo “Non più schiavi ma fratelli”. La schiavitù infatti – Spiega il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace “colpisce a morte la fraternità universale”, mentre fondamentale, prima di ogni intervento e misura, è riconoscersi fratelli con pari dignità e diritti. Questo è uno degli obiettivi primari della Santa Sede per l’anno che si apre. Ancora Riccardo Nouri:

R. - É un segnale molto importante che il Papa ha voluto dare, perché sono parole chiare di indirizzo e con un’autorità morale straordinaria. Ora sta agli altri, ai governi, ai leader della Comunità internazionale, all’opinione pubblica dare seguito a queste parole. Il Santo Padre ha indicato molto chiaramente che c’è una linea che non va mai oltrepassata: è la linea dei diritti, della dignità. Quando si dice fratellanza, significa questo: riconoscere i diritti dell’atro come propri e viceversa.

Prendere atto di queste nuove schiavitù e denunciarle è il primo passo verso una soluzione. Lo devono fare non solo i governi, attraverso leggi appropriate, ma anche i mezzi di comunicazione, le scuole, le varie espressioni della società civile e pure le diverse religioni, ciascuno facendosi carico anche del proprio ruolo formativo ed educativo.








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