2014-08-23 08:13:00

Gaza: nuovi raid, Hamas mette a morte 18 presunti collaborazionisti


Stesso copione a Gaza dalla fine della tregua. Anche ieri lanci di razzi verso il territorio ebraico e, in risposta, raid aerei. Tra le vittime un bambino israeliano. Intanto Hamas ha messo sommariamente a morte 18 presunti collaborazionisti. Silenzio per ora sul fronte diplomatico. Ce ne parla Graziano Motta:

Folle di palestinesi si sono spostate da una moschea all’altra per assistere ad altre macabre scene che invece non ci sono state, dopo le due che avevano segnato la morte di diciotto loro concittadini: sette accanto alla moschea al- Oman, undici davanti a un commissariato di polizia. Parecchi cadaveri sono stati poi lasciati  sull’asfalto alla pubblica curiosità. Le autorità di Hamas, che dopo l’uccisione di tre loro capi nel raid israeliano del giorno precedente avevano deciso i rastrellamenti – la cosiddetta “operazione strangolamento” –   e i processi sommari davanti a un’improvvisata corte marziale, hanno spiegato che “in tempo di guerra non è possibile alcuna clemenza”. Per il primo ministro israeliano Netanyahu le esecuzioni di massa a sangue freddo compiute da Hamas sono identiche a quelle compiute in Iraq, Siria e altrove da fondamentalisti. Egli ha pure avvertito Hamas che “pagherà caro il grave atto terroristico” che ha causato ieri la morte di un bambino di cinque anni, in effetti è stato ucciso da uno del centinaio di obici di mortaio sparati ieri da Gaza che hanno investito la vicina regione del Negev.  Anche una quarantina di missili sono stati lanciati ieri dai miliziani palestinesi su Israele , due sono stati intercettati dal sistema di autodifesa nel cielo di Tel Aviv.  E non si sono fermati i raid  di rappresaglia su Gaza, colpiti i campi profughi di  Nusseirat a e di Dir el Balah; complessivamente sette morti e una decina di feriti. Il fronte diplomatico, che cerca di ripristinare quanto meno una tregua, vede oggi al Cairo impegnato in una mediazione il ritorno dal Qatar del presidente palestinese Abu Mazen.








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