2014-08-23 12:34:00

Africa: impegno dei Gesuiti nella lotta al virus ebola


Sono l’ignoranza, il pregiudizio e la paura i primi nemici da combattere, se si vuole debellare il virus ebola: lo afferma l’Ajan, il network dei Gesuiti che da anni si prende cura di pazienti affetti da un'altra terribile malattia, l’Aids. In una nota diffusa nella sua newsletter, l’Ajan sottolinea che “è urgente e necessario fornire un’informazione adeguata” per fermare il rapido diffondersi dell’ebola.

Soprattutto in Africa Occidentale – notano i gesuiti – “le persone rimangono contagiate a causa dell’ignoranza, del pregiudizio e della paura, che le portano a compiere atti controproducenti e dannosi, come l’attacco ad una clinica di Monrovia, in Liberia”. Nei giorni scorsi, infatti, un gruppo di uomini armati ha assaltato il centro medico liberiano dove erano ricoverati, in regime di isolamento, numerosi malati di ebola, costringendoli a fuggire.

Non solo: l’Ajan sottolinea che per alcune popolazioni “l’ebola è uno scherzo”, mentre per altre il virus “viene trasmesso appositamente dagli operatori sanitari” e per questo si decide di “portare via dagli ospedali i propri familiari”. “Alcune comunità rurali – spiega ancora padre Paterne Mombe, direttore dell’Ajan – si rifiutano di adeguarsi alle misure sanitarie proposte dalle istituzioni e dalle ong internazionali, che vedono come fonte del problema”. E questo comporta che “tutte le comunità, inclusa la Chiesa, hanno un compito importante da portare avanti, ovvero informare le popolazioni su come evitare l’epidemia”.

L’Ajan si è già attivata per agire su tre linee: informazione, formazione e comunicazione sull’ebola. Materiale apposito verrà diffuso capillarmente attraverso le comunità dei gesuiti, le parrocchie e le Caritas locali. Due le fasi dell’operazione: in un primo momento, poster illustrati, volantini ed opuscoli verranno diffusi nei Paesi in cui l’ebola è già una triste realtà; in un secondo momento, poi, si terranno dei veri e propri seminari informativi e formativi nelle nazioni in cui l’ebola potrebbe arrivare, così da prevenirne la diffusione. (A cura di Isabella Piro)








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