2014-08-16 13:21:00

Iraq, Pistelli: le nostre forniture ai curdi non arriveranno tardi


Il primo dei sei aerei italiani con aiuti umanitari è atterrato oggi a Erbil, nel Kurdistan iracheno. La situazione umanitaria è stata affrontata dai ministri degli esteri dell'Ue riuniti ieri a Bruxelles, che hanno anche concordato nella necessità di armare i curdi assediati dai jihadisti in Iraq. Per stabilire l’intervento dell’Italia, il 20 agosto sono state convocate le commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. Alessandro Guarasci ha sentito il viceministro degli Esteri, Lapo Pistelli:

D. – Quale sarà il ruolo dell’Italia in questa fornitura di armi ai curdi? Non si rischia di arrivare tardi? Il ministro Mogherini, infatti, ha detto che prima dovrà esserci un passaggio parlamentare e questo potrebbe avvenire presumibilmente a fine agosto...

R. – Partiamo intanto da quello che è già arrivato. Stanotte, è arrivato ad Erbil un primo volo di aiuti umanitari e stasera arriva il secondo di sei voli umanitari. Questo per ribadire, quindi, che l’Italia, innanzitutto sul fronte umanitario c’è ed è stato il primo Paese ad essere politicamente lì. Adesso, c’è una sequenza di visite in corso e siamo tra i più esposti su questo fronte. Per quanto riguarda il resto, noi dobbiamo assolutamente seguire delle procedure interne internazionali e stiamo attenti a non ripetere errori fatti in passato. Per quanto riguarda le forniture, noi abbiamo uno strumento che è il “decreto missioni” e abbiamo bisogno in questa circostanza di un passaggio parlamentare. Il passaggio parlamentare potrebbe anche avvenire, se uno vuole, a posteriori, quindi a fine agosto. Dato però che gli americani con diverse procedure sono riusciti ad arrivare per tempo e hanno anche segnato alcuni successi che hanno permesso di ridurre il danno dell’avanzata di Isil, credo che le nostre forniture, per quello che saranno, non arriveranno comunque tardi.

D. – Lei è soddisfatto della risposta dell’Europa? Insomma, si comincia a capire quale sia il pericolo di quell’avanzata?

R. – Ho soltanto il cuore gonfio per tutti quelli che hanno perso la vita a causa dei ritardi fino ad oggi. Mi pare che adesso la risposta dell’Europa cominci a esserci e che ci sia una consapevolezza accresciuta, finalmente. Ringrazio anche per l’appello che ha fatto il Santo Padre, che è stato una bella sveglia per tutti, almeno per tutti quelli che dormivano, per capire qual è la minaccia esistenziale per due o tre Paesi che sono attraversati dal progetto del "Califfato" di al-Baghdadi. Al tempo stesso, senza questa pressione internazionale, non ci sarebbe stato il cambio, che è un cambio importante, con la designazione di un leader sciita, al-Abadi diverso da al-Maliki. Quindi, adesso tutto l’incoraggiamento va anche ad al-Abadi, affinché riesca a formare in un paio di settimane un governo che dia una prospettiva politica anche all’Iraq unitario.

D. – Temete qualche riflesso negativo in Europa? Mi riferisco ad attacchi terroristici...

R. – Questo è uno di quei pericoli che ovviamente sono sempre sotto la vigilanza delle diverse intelligence nazionali, per i quali è sbagliato sollevare un allarme non motivato e che potrebbe essere generalizzato, e cioè che ovunque uno veda un iracheno sunnita, islamico che vive in Europa, lì potenzialmente vi sia una cellula dormiente e chissà quale attentato in corso: è un errore. Dall’altra parte, è chiaro che questo è un mondo aperto, nel quale dall’11 settembre in poi sappiamo che, se non teniamo sotto controllo dei centri di radicalismo islamista e jihadista, ovviamente c’è sempre il rischio di una metastasi che si diffonda sul territorio europeo.

D. – Al momento, dunque, non ci sono rischi particolari da quello che capisco...

R. – Niente che sia nel radar, dopo di che spero di non essere smentito dai fatti di cronaca. Credo, però, che tanto più la risposta è europea, convinta e robusta e tanto più siamo capaci invece di ributtare questo progetto del "Califfato" e di sradicarlo veramente dalla mappa geografica. Ci avviciniamo al centenario degli accordi Sykes-Picot, che furono accordi imperfetti, nessuno dice il contrario, ma anche l’idea che la mappa del Medio Oriente possa venire riscritta da un’organizzazione, che immagina di instaurare il califfato su quattro Paesi, questo mi sembra assolutamente fuori da ogni possibilità di accettazione.








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