2014-08-14 15:30:00

Gaza, prolungata la tregua: situazione umanitaria drammatica


 A Gaza è in vigore la tregua annunciata al Cairo. Giunge intanto in serata in Italia, la salma di Simone Camilli, il videoreporter ucciso a Gaza da una esplosione. Ad accompagnarlo, da Tel Aviv, i genitori e la sorella. Servizio di Francesca Sabatinelli:

Sono bloccati i negoziati al Cairo tra israeliani e palestinesi, con questi ultimi che hanno lasciato l’Egitto per rientrare a Ramallah per consultazioni con il presidente Abbas. Per sabato è atteso il loro ritorno al Cairo, nella speranza che regga ancora la tregua di cinque giorni prolungata ieri in extremis dalle parti dopo le precedenti 72 ore. Un cessate il fuoco messo a rischio dal lancio di razzi da Gaza e dalla reazione israeliana. Il premier israeliano Netanyahu ha convocato per il pomeriggio il Gabinetto di sicurezza con cui intende discutere le modalità della tregua. Abbiamo raggiunto a Gaza, a Khan Younis,  Sami Abu Omar:

R. - Ieri sera, fino a mezzanotte non si sperava nella tregua. Le persone che erano ritornate ieri pomeriggio a casa, erano ritornate di nuovo nelle scuole, avevano paura che ricominciasse una nuova offensiva via terra. L’offensiva via terra è stato il momento più difficile della guerra, la maggioranza delle vittime ci sono state durante quegli ultimi cinque giorni di conflitto. Il problema grande rimane quello delle case: ci sono 10.500 case distrutte totalmente, più quelle inabitabili a causa degli ordigni che sono all’interno. Io sono andato, in questi giorni, a visitare tutte queste case: è una cosa inimmaginabile! Come ci fosse stato un terremoto del 15.mo grado della scala Richter!

D. - Dal punto di vista dell’emergenza sanitaria, com’è la situazione?

R. - Qui c’è un’emergenza sanitaria enorme, soprattutto riguardo all’igiene personale. Ci sono quasi 300 mila sfollati nelle scuole dell’Unrwa, ma la loro capacità è soltanto di 80 mila persone. In un’aula di 25 metri quadri ci sono 70 persone che vi dormono: sono tutte donne e bambini, perché gli uomini dormono fuori, in strada. Stanno già cominciando le malattie della pelle e questo è dovuto proprio alla mancanza di igiene, alla mancanza di servizi sanitari. Anche i bagni, le toilette in queste scuole sono intasate, allagate. C’è un flusso umanitario incredibile! C’è poi il problema del cibo, dell’acqua, manca tutto! Questa guerra ha distrutto tutte le infrastrutture.

D. - A Gaza che notizie vi arrivano dei colloqui? Le persone che tu conosci, i tuoi amici, i tuoi familiari e anche tu, in cosa sperate?

R. - Noi qui a Gaza ci auguriamo cose semplici, cose banali, non chiediamo la luna! La gente chiede di togliere l’embargo in atto da 8 anni, di fare entrare le merci, i materiali da costruzione, c’è bisogno di ricostruire, altrimenti la gente dove va? La gente ora sta nelle scuole, ma il 25 agosto ricominciano le scuole. Dove li mandano, se non trovano un’altra soluzione? La gente qui vuole la pace, vuole vivere una vita senza guerra. Siamo stanchi! La gente non crede più nello Stato di Israele: dagli accordi Oslo sono passati 20 anni, senza che succedesse nulla. Ci hanno tolto le cose che ci erano state date prima, senza averle negoziate. Oggi invece ci sono cinque giorni di tregua, la gente esce, va nella propria casa e riesce a recuperare quello che è rimasto, una coperta, un materasso, qualcosa che può servire in questi giorni.

D. - Tu hai figli?

R. - Ho cinque figli. Il problema è come raccontare loro questa guerra, soprattutto ai più piccoli. Ci chiedono: “Babbo, perché stanno bombardando? Noi siamo cattivi? Perché ci stanno ammazzando? Perché è morto il mio amico?”. Ogni casa, ogni vicino, è stato toccato dalla morte! I bambini vivono in questo terrore da quasi 35 giorni: cosa gli spieghiamo di questa guerra? E poi quei bambini non sono più bambini, perché sono cresciuti prima della loro età. Sanno il nome di tutti i missili che cadono, delle cannonate, perché sono 35 giorni che sentono sempre le stesse cose. Invece di fare i bambini e giocare! Questa generazione, in 6 anni, ha vissuto tre guerre. I ragazzi, i giovani sono cresciuti nell’odio, nella morte. Hanno visto morire un fratello, un amico o hanno visto distruggere la loro casa. Tutti nella Striscia sono traumatizzati. Io qui da Gaza voglio lanciare un messaggio alla Comunità internazionale di stare vicino a questo popolo povero e che si facciano pressioni su Israele affinché tolga l’embargo. Non si può vivere così! E’ una cosa vergognosa che la Comunità internazionale possa vedere tutto questo e non esprimere una condanna.








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