2014-08-13 11:13:00

I vescovi nigeriani: la riforma sanitaria non protegge il diritto alla vita


In Nigeria, forti riserve sono state espresse dai vescovi sulla riforma sanitaria approvata dall’Assemblea nazionale. Gli obiettivi dichiarati del National Health Bill, passato dopo ripetute modifiche, è di creare un sistema sanitario nazionale in grado di garantire una copertura medica minima a tutti, in particolare le categorie più vulnerabili che ne sono escluse. Secondo i vescovi, tuttavia, nelle pieghe della legge si nascondono alcune norme che minacciano il diritto alla vita. In questo senso si è espresso il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, intervenendo nei giorni scorsi a un forum della Caritas Nigeria. Il riferimento è in particolare agli articoli 50, 51 e 52. 

A suscitare maggiori perplessità, anche negli ambienti medici del Paese, è l’articolo 51 che riguarda la donazione di embrioni e di altro materiale genetico: secondo i suoi critici la sua formulazione è troppo generica e rischia di aprire la strada al commercio di gameti e alla clonazione umana. Il cardinale Onayekan ha quindi invitato il presidente Goodluck Jonathan a firmare il provvedimento solo dopo gli opportuni emendamenti al testo. L’arcivescovo di Abuja ha inoltre esortato l’Esecutivo e il Parlamento a non farsi condizionare in questo senso dalle pressioni di governi e organizzazioni internazionali.

La riforma della sanità in Nigeria è ormai in discussione da diversi anni. A renderla necessaria le tante criticità dell’attuale sistema sanitario evidenziate dai dati preoccupanti sullo stato di salute della popolazione. Secondo le statistiche dell’Organizzazione mondiale della Sanità, l’aspettativa di vita nel Paese è di appena 54 anni, la mortalità materna è di 608 donne su 100mila nascite, dieci volte più dell’Egitto. Inoltre appena il 3 per cento delle madri sieropositive accedono alle terapie di trattamento anti-retrovirale. (A cura di Lisa Zengarini)








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