In Iraq il primo ministro uscente, Nuri al Maliki, ha ordinato all’esercito di “non interferire nella crisi politica” e di continuare a proteggere il Paese. Ma sul terreno i miliziani jihadisti continuano ad avanzare. E fonti locali riferiscono che centinaia di soldati iracheni sarebbero stati uccisi a giugno da combattenti del cosiddetto Stato islamico in una base aerea a nord di Tikrit. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
L’orrore della guerra e il caos politico sono il duplice, inquietante volto di un
Paese martoriato. Nel nord dell’Iraq è precipitato un elicottero, con a bordo la deputata
yazida, Vian Dakhil, rimasta ferita in seguito allo schianto. Il velivolo trasportava
aiuti umanitari. Poco prima dello schianto, la parlamentare irachena aveva denunciato
il dramma di oltre 600 ragazze della minoranza degli yazidi, tenute in ostaggio dai
militanti del cosiddetto Stato islamico in un carcere nella provincia di Ninive. Gli
Stati Uniti, intanto, lanciano nuovi raid aerei ma i miliziani jihadisti avanzano
e ora minacciano i confini meridionali della regione autonoma del Kurdistan. Sul fronte
politico, dopo che ieri il presidente Fouad Masum ha dato l’incarico di formare il
governo al vicepresidente del Parlamento, Haider al-Abadi, il premier uscente Nouri
al Maliki ha chiesto alle forze di sicurezza irachene di non interferire nella “crisi
politica”. Il timore è che i militari, fedeli al premier uscente, possano compiere
un golpe.
All the contents on this site are copyrighted ©. |