2014-08-12 13:45:00

Arcivescovo Baghdad: fermare "bulldozer" che vuole cambiare Medio Oriente


Nell’Iraq travolto dalle violenze dei jihadisti, si lavora alacremente per la formazione di un nuovo governo di unità nazionale, dopo la nomina del premier Haider al Abadi. Continuano intanto i raid americani contro i miliziani dell’ISIS che avrebbero preso in ostaggio 600 donne della minoranza yazida. Sulla drammatica situazione in Iraq, abbiamo raccolto la testimonianza di mons. Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad dei Latini:

R. – Le ultime notizie non sono molto differenti dalle prime. C’è innanzitutto questa situazione tragica di molti cristiani e non cristiani che hanno perso tutto. Quindi, ancora non tutti hanno trovato una sistemazione. Ora abbiamo un nuovo primo ministro e speriamo tutti che riesca a fare un governo che rappresenti tutti ma questo si accompagna anche a una certa paura, un certo timore. Speriamo che questa nomina apra una nuova via per una normalizzazione del Paese perché il panico è sempre presente.

D. - In questo momento ovviamente la prima urgenza è salvare vite umane di cristiani, yazidi…

R. - C’è anche un’altra categoria di cui si parla poco che sono i curdi sciiti: anche loro sono stati aggrediti, cacciati via. E’ un’altra piccola minoranza.

D. – Dopo tanta inazione dell’Occidente, della comunità internazionale adesso ci sono questi bombardamenti da parte degli americani, però la situazione è molto complicata nella zona?

R. – Noi siamo figli della Chiesa. C’è stato un Papa che ha detto: se fate la guerra contro l’umanità la fate anche contro Dio. Non lo cito testualmente ma è questo che ha detto Giovanni Paolo II, adesso Santo. Non nascondiamoci dietro il “politicamente corretto”. Il problema non viene da qui, viene anche dall’Occidente! Si fermi questo “bulldozer” che vuole cambiare tutto il Medio Oriente… un progetto come quello di Babele, della torre di Babele, finirà sempre con frantumi umani e frantumi di Paesi e di comunità… Non dobbiamo nasconderci: il problema viene da una certa politica internazionale. Apparentemente è un problema sciita-sunnita, poi cristiano-islamico: tutto questo non è vero!

D. – C’è anche tanta frustrazione da parte dei cristiani, di tutti gli iracheni, perché questa guerra non finisce mai…

R. - Non finisce mai. C’è molta gente onesta, molta gente che vuole vivere in pace. Per fare la guerra bastano un centinaio di teste “bruciate” che portano le armi ma la stragrande maggioranza della gente vuole vivere onestamente, degnamente.

D. - Come pastore di una comunità perseguitata che soffre da così tanto tempo quali sono le sue speranze, cosa si sente di dire?

R. – Che portiamo una croce, ma questa croce è quella di Cristo: Lui può cambiare la storia umana. La nostra storia è basata su un miracolo divino. Umanamente parlando siamo incapaci, impotenti. Solo da Dio può venire la salvezza.








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