Continua l’emergenza Ebola in Africa occidentale, dove il virus ha ucciso finora circa mille persone. Due nuovi casi sono stati accertati a Lagos in Nigeria, quarto Paese a essere colpito dall’epidemia dopo Guinea, Liberia e Sierra Leone. Migliaia i volontari, concentrati soprattutto nella città di Lagos. Smentita la chiusura delle frontiere della Guinea, dove ci saranno comunque misure restrittive e controlli al passaggio tra uno Stato e l’altro. E' rientrato a Madrid il missionario spagnolo 75enne infettato dal virus. Su di lui sarà utilizzato lo stesso vaccino sperimentale già usato in questi giorni su due missionari americani contagiati e che pare stia dando buoni risultati. All’arrivo di un vaccino vero e proprio potrebbero tuttavia mancare pochi mesi. Spiega il direttore del dipartimento di immunizzazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Jean-Marie Okwo Be’le’: “Il nostro obiettivo è di iniziare i test a settembre prima negli Usa, poi in un Paese africano. Verso fine anno potremmo avere i risultati, e trattandosi di un’urgenza si può pensare a delle procedure accelerate per averlo a disposizione entro il 2015”.
Intanto i vescovi del Ghana esortano le autorità a prendere tutte le misure di prevenzione necessarie per evitare che il contagio dell’ebola raggiunga il Paese. Com’è noto, finora l’epidemia ha colpito la Guinea, Liberia, la Sierra Leone e ora anche la Nigeria, causando quasi un migliaio di morti. I presuli sono preoccupati che il contagio possa arrivare attraverso i porti in cui rientrano i pescatori ghanesi che sono stati nei Paesi colpiti. “Questo – si legge in una nota firmata dal presidente della Conferenza episcopale mons. Joseph Osei-Bonsu e ripresa dal National Catholic Reporter – pone un serio problema, non solo alle loro famiglie, ma a tutta la nazione”. Di qui l’invito alle autorità a fare sottoporre questi pescatori a speciali controlli medici prima del loro rientro a casa. La nota suggerisce, inoltre, l’allestimento di centri attrezzati nelle strutture sanitarie del Paese, con personale medico preparato per affrontare una eventuale emergenza. Per i vescovi ghanesi è inoltre urgente lanciare una vasta campagna di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla prevenzione, la trasmissione e le cure della malattia. Ad oggi non esistono vaccini e farmaci specifici per il virus, anche se un trattamento sperimentale sarebbe stato autorizzato negli Stati Uniti su due medici missionari americani colpiti in Africa. Nella nota i vescovi mettono infine in guardia anche dalla psicosi del contagio: “Non serve a nulla sospettare qualsiasi piccolo sintomo, servirebbe solo a creare confusione, terrore e panico” . (M.R. -L.Z.)
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