2014-08-09 15:11:00

Fuga dei cristiani in Iraq. Che ne sarà di questo Paese?


Sono circa 15mila, solo negli ultimi due giorni, i profughi che, in prevalenza da Qaraqosh, si sono riversati nella città di Erbil e nei villaggi limitrofi a nord del paese, a seguito della avanzata dell'Isis. "Una intera enclave cristiana sta facendo il possibile per accoglierli - riferisce ai nostri microfoni Marco Labruna, capo missione di Un ponte per.. a Erbil - ma non è facile trovare posto per tutti. Intanto vengono ospitati in alcune scuole, nelle chiese, o semplicemente si accampano nelle piazze e nei parchi pubblici".

"Noi provvediamo a distribuire cibo e acqua e beni di prima necessità - riprende Labruna - per sopravvivere a temperature altissime, ma la fuga di queste proporzioni mette a dura prova la capacità di risposta locale". 

Il giornalista iracheno Latif Al Saadi commenta gli attacchi americani mirati sull'Iraq, con l'intenzione - come ha dichiarato Obama - di scongiurare un potenziale genocidio, fermare i terroristi dell'Isis e proteggere i civili. "L'intervento Usa è in ritando - denuncia - e io mi auguro che non sarà militare. E' necessario che la soluzione a questo terrore, soluzione politica e democratica, giunga dalla popolazione irachena, dal di dentro. Purtroppo questo governo non è l'espressione della realtà fortemente composita del paese, mancando la quale, non esiste Iraq. Senza le minoranze religiose, noi non esistiamo".








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