2014-08-07 13:02:00

Viaggio del Papa in Corea, ampia sintesi briefing padre Lombardi


Briefing di padre Federico Lombardi sul viaggio del Papa in Corea dal 13 al 18 agosto prossimi. Il direttore della Sala Stampa vaticana ha letto all’inizio la preghiera di ringraziamento per la visita di Papa Francesco e la beatificazione dei martiri coreani. La preghiera è stata diffusa dalla Chiesa in Corea. Questo il testo:

“O Dio Padre, tu che sei amore,

ti ringraziamo per aver istituito la Chiesa cattolica in Corea

senza l’aiuto dei missionario, ma con la tua sola grazia.

La nostra Chiesa è onorata dalla beatificazione dei martiri,

che sarà tenuta da Papa Francesco in occasione della sua visita in Corea.

Grazie, inoltre, per averci offerto l’opportunità di una nuova evangelizzazione dell’Asia,

attraverso la giornata asiatica della gioventù, alla quale vengono richiamati giovani provenienti da diversi Paesi del continente.

Aiutati affinché, prendendo l’esempio dei nostri martiri, possiamo rinnovare la nostra fede e la nostra Chiesa e attraverso ciò evangelizzare la nostra società.

Aiutaci a divenire una comunità che sappia accompagnare i sofferenti, emarginati e i poveri, che sappia trasmettere a tutti gli uomini la luce della fede e promuovere la cultura dell’amore, della pace, della vita.

Ti preghiamo affinché il nostro popolo si riconcili attraverso il Vangelo e realizzi la pace e l’unità nella penisola.

Per mezzo di questo fa che proclamiamo il Vangelo a tutti i popoli dell’Asia e fa che la tua luce e la tua gloria illuminino tutto il mondo.

Per Cristo, nostro Signore”.

Padre Lombardi ha notato come siano toccati quasi tutti i punti principali della visita prossima del Papa in questa preghiera. Il viaggio in Corea – ha quindi ricordato – è il terzo viaggio internazionale di Papa Francesco, dopo quello in Brasile e quello nella Terra Santa. E’ diverso tempo che un Papa non andava nell’Asia orientale: è dal ’99, anno in cui Giovanni Paolo II era stato a Delhi che non c’erano altre presenze del Papa nell’Asia. Per questo Papa Francesco ha considerato l’Asia una priorità nella serie dei suoi viaggi.

E’ la terza volta – h proseguito il portavoce vaticano - che un Papa va nella Corea: Giovanni Paolo II era andato due volte, nell’84 e nell’89. I motivi del viaggio di Papa Francesco sono raccoglibili intorno a tre temi soprattutto. Il primo, che di per sé è stata l’occasione che ha dato l’avvio alla progettazione di questo viaggio, è la Giornata asiatica della gioventù, che avviene in agosto in Corea. Si aspettano a questa Giornata circa duemila giovani, in rappresentanza di 23 Paesi dell’Asia. Quindi non è un fatto, come siamo abituati a pensare alla Giornata della gioventù, con centinaia di migliaia o milioni di persone. Qui ci sono rappresentanti qualificati della gioventù dei diversi Paesi asiatici. Quando il Papa era a Rio – in occasione della Giornata mondiale della Gioventù – mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon, che l’ha invitato per la Giornata asiatica della gioventù, ha preso coraggio e ha detto: “Io provo ad invitare il Papa. E vediamo cosa succede….”. E allora il Papa, che aveva già in mente l’Asia come una delle priorità, ha accolto questa buona occasione per dire sì. Ci ha riflettuto e ha detto: “Sì, vengo!”. Quindi diciamo che si collega anche al contesto delle attenzioni dei Papi alle Giornate della gioventù. Questa è la sesta Giornata della gioventù asiatica. L’idea della Giornata asiatica nasce durante la Giornata mondiale della gioventù di Czestochowa, in cui i giovani asiatici che erano andati sono stati contenti e si sono detti: “Perché non facciamo qualche cosa anche noi in Asia?”.  Oltre alla Giornata della gioventù asiatica con i suoi duemila rappresentanti di 23 Paesi, c’è anche una Giornata della gioventù coreana in questa stessa occasione con 4 mila giovani circa. Si calcolano in totale dunque circa 6 mila giovani.  

La seconda grande occasione di questo viaggio – ha detto padre Lombardi - è ovviamente l’incontro con la Chiesa cattolica coreana, che è una Chiesa piuttosto dinamica. L’unico Paese – come sappiamo – nell’Asia orientale a maggioranza cattolica sono le Filippine, negli altri Paesi i cattolici cristiani sono minoranza, ma nella Corea sono una minoranza consistente. Una minoranza che si aggira intorno al 10 per cento. E’ molto dinamica e con una crescita che negli anni passati è stata molto forte: con una media di 100 mila battesimi l’anno. Vi è quindi una Chiesa che si pone anche come missionaria oggi, come impegnata a mandare anche dei missionari: ha fatto un grande servizio in Mongolia, così come in altre parti del mondo. Una Chiesa dinamica che si propone come attiva e missionaria.

L’evento centrale per quanto riguarda la vita della Chiesa in Corea in questo viaggio – ha proseguito padre Lombardi - è la beatificazione di 124 martiri. Vale la pena, in preparazione a questo viaggio, guardare la storia della Chiesa in Corea, perché è una storia molto caratteristica e particolare, cui si faranno moltissimi riferimenti anche nei discorsi del Papa e delle altre persone. Una Chiesa che nasce non da missionari che vengono dall’esterno, ma nasce da laici che sentono parlare e si interessano alla ricerca della verità e vanno a cercare e ricevono le informazioni fondamentali sulla fede cristiana e cattolica dalla Cina, trovando lì i risultati della predicazione di Matteo Ricci e dei Gesuiti che erano andati in Cina tempo prima e che hanno prodotto anche una letteratura di formazione cristiana. Allora i coreani sentono parlare di questo, vanno a cercare lì anche i testi di riferimento e poi studiano questi testi. La fede cristiana nasce quindi in un modo molto originale da questa ricerca della verità condotta da circoli, in particolare da un circolo di saggi, di giovani laici che cercano di approfondire questo messaggio e quindi diventano cristiani, mandando poi anche uno di loro a Pechino per farsi battezzare. E quindi c’è uno sviluppo molto originale della Chiesa in Corea. E la storia della Chiesa in Corea è una storia di martirio terribile e impressionante perché per moltissimo tempo – per più di un secolo – i cristiani, i cattolici vengono martirizzati perché vengono considerati in opposizione, non coerenti con il sistema sociale, culturale della Corea del tempo. Quindi c’è una storia di migliaia e migliaia e migliaia di martiri. Quindi inizio laicale e martirio: sono un po’ le due caratteristiche della storia della Chiesa in Corea che vanno tenute presenti.

Già Giovanni Paolo II – ha ricordato padre Lombardi - aveva canonizzato 103 martiri coreani, tra cui Andrea Kim, primo sacerdote coreano. Però questo gruppo dei martiri canonizzati da Giovanni Paolo II non appartiene alle prime generazioni della Chiesa in Corea, ma alle seconde, terze generazioni: quando erano già giunti in Corea i missionari francesi. Quindi avevano conosciuto bene questi martiri. Le cause di beatificazione di questi martiri della seconda e terza generazione erano andate avanti perché erano più conosciuti ed erano state ben preparate anche dai missionari francesi. I martiri della prima generazione, invece, erano presenti nella memoria, ma non erano stati studiati e quindi non erano state preparate le documentazioni per la causa della loro beatificazione o canonizzazione. Questo è stato promosso dalla Chiesa in Corea negli ultimi anni con molto impegno e con studi, ricerche storiche e ricerche archeologiche dei primi luoghi della presenza dei cristiani: quindi la beatificazione che fa adesso Papa Francesco è la beatificazione della prima generazione dei martiri della Chiesa in Corea, dei fondatori della Chiesa in Corea. Alcuni sono anche i nonni o i genitori dei martiri già canonizzati, perché sono della generazione precedente. E’ molto interessante questo fatto. Per la Chiesa in Corea questa beatificazione è fondamentale perché riconoscono veramente il valore del martirio nelle loro radici stesse, nei loro padri fondatori. Questo vale la pena di essere approfondito per capire il rapporto tra i martiri precedenti già canonizzati e i martiri che vengono beatificati adesso.

Naturalmente la Corea – ha osservato ancora padre Lombardi – è un Paese diviso, che porta ancora le conseguenze della guerra terribile che c’è stata intorno agli anni Cinquanta e quindi un Paese che non è pacificato. La situazione è quella di un armistizio, non è quella della pace tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. Ecco quindi il tema della pace e della riconciliazione. Questa divisione della Corea dà poi luogo al fatto che questa è un’area di tensioni internazionali significative ed importanti. Andare in Corea e pregare per la riconciliazione, per la pace fra le due parti del popolo coreano e nel mondo intero è anche un tema estremamente significativo.

Il seguito del Papa, in questo viaggio – ha aggiunto padre Lombardi - comprende – oltre naturalmente al cardinale segretario di Stato e al sostituto, che fanno sempre parte del seguito – anche i cardinali Filoni e Rylko: Filoni perché prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che quindi è competente anche per queste aree; e Rylko perché presidente del Pontificio Consiglio dei laici, quindi le Giornate della gioventù e il laicato, che è così importante nella storia della Chiesa coreana. Per il resto la struttura del seguito è un po’ quella abituale, con le persone competenti per le cerimonie, per la sicurezza, per la logistica, per le comunicazioni e così via. Come desiderato dal Papa c’è anche un impiegato vaticano, che viene invitato sempre nel seguito: il Papa desidera che vi sia un impiegato, che non ha delle funzioni specifiche ma rappresenta un po’ la partecipazione della comunità di lavoro vaticana a questo evento. Se non sbaglio in questo caso è uno della Centrale Telefonica Vaticana, che è inserito e partecipa al viaggio come tutti gli altri. Naturalmente quando si arriva in Corea, faranno parte poi del seguito anche il nunzio, il presidente della Conferenza episcopale, il cardinale di Seoul e nei diversi luoghi il vescovo locale. 

Il volo – ha sottolineato - è lungo, come possiamo immaginare: sono 11 ore e mezzo circa. Abbiamo una differenza di fuso orario di 7 ore. In Corea, in questo tempo, fa molto caldo: siamo nell’emisfero settentrionale, quindi siamo in estate, con un caldo umido che caratterizza questo tempo. Il viaggio parte da Roma il 13 di agosto, nel pomeriggio, e arriva a Seoul il 14 agosto mattina. Il Papa avrà come base la nunziatura a Seoul sempre, dormirà sempre nello stesso posto. Però ci sono diversi spostamenti che vengono fatti in elicottero perché sono non brevissimi.

All’arrivo all’aeroporto si prevede che ci sia anche la signora presidente ad accogliere il Papa, verosimilmente. Però non c’è una cerimonia di accoglienza all’aeroporto stesso. E’ una accoglienza rapida, senza discorsi. Questo viene poi rimandato come è avvenuto in altri viaggi al Palazzo presidenziale dove il Papa si reca poi successivamente. Dopo questa accoglienza il Papa va subito alla nunziatura e recita la Messa in privato. Nel primo pomeriggio ci si porta al Palazzo Presidenziale, che è molto vicino alla Nunziatura. Si chiama Blue House e lì viene accolto naturalmente dalla signora presidente in guardia d’onore e visita di cortesia con il colloquio e con l’incontro privato: come al solito c’è poi la presentazione delle autorità. Ma la cosa importante e pubblica, che avviene subito dopo, è l’incontro con le autorità nel Palazzo Presidenziale, nel Salone dei Ricevimenti, dove sono previste circa 200 persone: i membri del governo, delle istituzioni della Repubblica, del corpo diplomatico, altre autorità. Questo è il primo evento con discorsi: c’è il discorso della presidente della Repubblica e il discorso del Papa. Il Papa si prepara per tenere in inglese questo discorso, che sarà tradotto in simultanea per tutti i presenti. Dopo questo primo evento al Palazzo Presidenziale, il Papa va all’incontro con i vescovi della Corea, che sono 35 vescovi circa.

La mattina dopo siamo al 15 agosto e quindi solennità dell’Assunzione. E’ una grande solennità per la Chiesa cattolica e per la Repubblica di Corea è la festa nazionale, festa nazionale che ricorda la liberazione nel ’45, al termine della Guerra mondiale, dall’occupazione giapponese. Il Papa si reca in elicottero a Daejeon. Nello stadio dei mondiali di calcio si celebra una Messa che è quella dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Lo stadio contiene circa 50 mila persone. In questa Messa è prevista la presenza di una delegazione di superstiti e familiari delle vittime del traghetto Sewol. Questa è l’occasione in cui il Papa vede, incontra, saluta e ha anche delle parole per loro. Alla fine della Messa c’è l’Angelus: l’omelia è prevista in italiano, con la traduzione successiva in coreano; l’Angelus è previsto invece in inglese. Le intenzioni della Preghiera dei Fedeli riguardano anche la pace e la riconciliazione.

Il Papa si sposta poi in elicottero al Seminario Maggiore della diocesi, dove ha luogo il pranzo con i giovani. Dopo, un nuovo trasferimento – anche qui in elicottero, perché ci sono alcune decine di chilometri – al Santuario di Solmoe, che è il luogo dove si svolgono diversi incontri e momenti della Giornata della gioventù asiatica e coreana. E’ il santuario che ricorda il luogo nativo del martire Andrea Kim, che è il primo dei martiri già canonizzati. Il Papa arriva al santuario e in questa megatenda c’è l’incontro con i giovani. Ci sono delle testimonianze di tre giovani – una cambogiana, un ragazzo di Hong Kong e una coreana – e poi c’è il discorso del Santo Padre. Il Papa poi torna a Seoul.

La mattina dopo abbiamo la Beatificazione. Però prima della beatificazione il Papa passa al santuario dei martiri di Seo So mun, il santuario dei 103 martiri già canonizzati. Poi giunge presso la Porta di Gwanghwamun, che è un posto centralissimo, importantissimo, sia per la città di Seoul, sia per la storia coreana, perché è proprio la grande porta di ingresso del Palazzo imperiale antico… Un luogo veramente fondamentale nella geografia e nella storia della Corea. Davanti a questa porta c’è un grande spazio, dove avviene la cerimonia di beatificazione. Probabilmente saranno presenti alcune centinaia di migliaia di persone.

Nel pomeriggio il Papa riprende l’elicottero e va in un luogo che viene chiamato Khottongnae: vuol dire “Collina dei fiori” o “Collina della carità”. E’ un immenso comprensorio di istituzioni riabilitative, sanitarie, religiose e spirituali: fondato negli anni Settanta da padre Ho, di una comunità del Rinnovamento Carismatico, che ha dimostrato una capacità di animazione e di organizzazione straordinaria. Questo è un centro dove, infatti, avvengono anche molte attività di formazione, di incontro, perché ci sono ambienti grandi e quindi diventa anche un po’ una scuola di formazione, oltre che un luogo di carità. Nell’itinerario del Papa questo evidentemente è la tappa della carità: in ogni viaggio c’è una tappa dedicata ad incontri per i malati, per le persone marginate o persone sofferente. Qui, il momento dell’incontro della carità, che è una dimensione molto importante dell’attività della vita della Chiesa in Corea e molto apprezzata dalla società coreana, che guarda all’impegno della Chiesa cattolica nel campo della carità e che ha in questo luogo un po’ un punto di riferimento. Qui il Papa ha anzitutto un incontro al centro di recupero per le persone disabili, dove ci sono adulti e bambini, con i loro operatori sanitari: sono circa 200 disabili in fase di accompagnamento e di recupero. Il Papa li incontra e qui non sono previsti discorsi: è un incontro umano, un incontro - come sappiamo che il Papa sa fare - con le persone che non stanno bene o alle quali vuole manifestare il suo affetto e la sua vicinanza.

Dopo, il Papa fa una breve sosta di preghiera davanti al “Giardino dei bambini abortiti”: c’è un luogo cioè di ricordo delle vittime dell’aborto. E qui è presente una rappresentanza delle persone impegnate anche nel pro-life e un missionario che è molto famoso in Corea, che è senza braccia e senza gambe. Il Papa va poi in un grande auditorium della scuola “School of love”, dove si seguono corsi di spiritualità all’interno di questa “Collina della carità”. E qui incontra circa 5 mila religiosi e religiose della Corea. Viene salutato dai responsabili delle associazioni e dei religiosi e fa un suo discorso. Poi passa al Centro di Spiritualità, che è un altro degli ambienti che ci sono su questa collina, e lì incontra i laici. Come vi ho detto il laicato nella Chiesa in Corea è considerato fondamentale, fin dalle origini. Quindi l’incontro del Papa con i rappresentati dell’apostolato laico in Corea è un incontro che ha tutto un suo significato specifico.

Domenica 17 agosto, il Papa si trasferisce a Haemi: siamo di nuovo nella diocesi di Daejeon, dove avvengono gli incontri della Giornata asiatica della gioventù. In questa diocesi c’è un luogo che è uno dei grandi luoghi del ricordo del martirio dei martiri coreani, perché nel Castello di questa località, che era una fortezza, venivano incarcerati e poi venivano anche martirizzati. Alla mattina, il Papa, al santuario dei martiri di Haemi incontro i vescovi dell’Asia. Il discorso che il Papa fa qui ai vescovi dell’Asia credo che vada ascoltato con questa prospettiva del continente, anche al di là quindi della Corea in senso stretto. Infatti qui il saluto al Papa lo dà il cardinale Gracias, che è il presidente della Federazione dei vescovi dell’Asia. Il Papa mangia a pranzo anche con i vescovi dell’Asia. Nel primo pomeriggio, si trasferisce nel Castelllo di Haemi – quindi siamo nella stessa località, all’interno dell’antica fortezza, c’è uno spazio grande dove viene celebrata la Messa, che è la Messa anche conclusiva della Giornata della gioventù asiatica e della Giornata della gioventù coreana. Quindi tutti i giovani che c’erano all’incontro prima, sono ora presenti per questa Messa conclusiva in un luogo significativo della storia coreana.

Alla fine della Messa della Gioventù asiatica, c’è il saluto del presidente della Conferenza episcopale coreana e di nuovo il saluto del cardinale Gracias, come presidente dei vescovi dell’Asia, che annuncia la successiva Giornata della gioventù asiatica: l’annuncia Gracias e non l’annuncia il Papa perché è un’iniziativa continentale.

La mattina dopo - ha detto padre Lombardi - siamo alla mattina conclusiva del viaggio, il 18 di agosto. Il 18 di agosto il Papa si trasferisce nella cattedrale di Seoul. Prima però di andare nella cattedrale per la Messa ha l’incontro interreligioso: un incontro con i leader religiosi in una sala vicino alla cattedrale, nella canonica…. E vi sono 12 leader religiosi coreani di varie confessioni e religiosi che il Papa saluta personalmente senza discorso. Quindi non c’è un discorso sul tema interreligioso, ma c’è un saluto, un incontro. Cosa abbastanza breve, ma comunque significativa come momento di incontro interreligioso. E poi c’è la Messa – e questa è molto importante, evidentemente – conclusiva per la pace e la riconciliazione in Corea, nella cattedrale di Seoul. Ci sono tutti i vescovi coreani che concelebrano per la pace e la riconciliazione. L’omelia è in italiano, con traduzione successiva. Le intenzioni sono tutte dedicate al tema della riconciliazione e della pace. Alla fine c’è il saluto e il ringraziamento dell’arcivescovo di Seoul. Come abbiamo capito questo Pontificato i saluti dei vescovi sono fatti non all’inizio, ma alla fine: sono più un ringraziamento alla conclusione ed iniziare invece direttamente dalla celebrazione liturgica. Poi il Papa, finita la Messa, va nella cripta dove ci sono reliquie di martiri coreani e poi va direttamente all’aeroporto e si parte… Non ci sono discorsi conclusivi, non c’è una cerimonia, però naturalmente ci sono delle autorità che salutano il Papa. A Ciampino si arriva verso le 18.00.








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