2014-08-07 14:24:00

Siria, mons. Zenari: avanzata jihadisti pericolo per tutti


La Siria continua ad essere sconvolta dalla guerra: la situazione è complicata dall’avanzata degli jihadisti che vogliono ripristinare il Califfato islamico su tutto il territorio. Almeno 27 i militari uccisi oggi in un attacco jihadista contro una base dell'esercito nella provincia settentrionale siriana di al Raqqa. Il quadro peggiora con il rapimento di due cooperanti italiane: da inizio agosto, infatti, non si hanno più notizie di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, rispettivamente 21 e 20 anni, fondatrici del Progetto Horryaty, che si occupa di attività nel settore sanitario. Roberto Andervill, il terzo responsabile dell’iniziativa, ha chiesto di rispettare il silenzio stampa voluto dalla Farnesina. Mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, ha delineato le criticità del Paese al microfono di Paolo Giacosa, evidenziando come ci siano pericoli non solo per i cristiani ma anche per tutte le altre minoranze religiose:

R. - Le situazioni relative alla sicurezza e al piano umanitario rimangono sempre molto critiche in certe zone più che in altre: in questa ultima settimana con bombardamenti nei dintorni di Damasco, ieri sera ancora tre mortai molto vicini alla nunziatura apostolica. Poi ci sono delle zone particolarmente critiche come il Nord, Aleppo… La zona è ancora molto insicura per non parlare del nord-est, dove si è installato questo Stato islamico.

D. - Le minoranze religiose possono correre pericoli con l’avanzata del Califfato islamico?

R. - Come altre volte ho ricordato, durante il primo anno di questa rivolta non si vedevano particolari problemi. I problemi sono arrivati l’anno seguente ed il terzo anno, con la venuta di elementi estremisti ultraradicali provenienti da fuori. Se si estendesse – speriamo di no – questo movimento dello Stato islamico, allora la situazione diverrà certamente molto seria, molto critica sia per i cristiani sia per gli altri perché stanno facendo saltare in aria anche alcune moschee. Questo conflitto è andato evolvendosi in una maniera impensabile; non si sa ancora come si evolverà: sta appiccando il fuoco in Libano, in Iraq …

D. - I conflitti causano la fuga di molte famiglie. Dove vanno a rifugiarsi? Gli aiuti umanitari riescono ad intervenire con efficacia?

R. - Per quanto riguarda l’esodo quotidiano della gente, ogni minuto una famiglia è costretta a lasciare la propria casa, magari andando verso la costa mediterranea o addirittura in Libano. I cristiani vivono nella stessa barca di tutti. In qualche caso hanno sofferto in modo particolare con l’avanzata di estremisti in alcuni villaggi come Maalula, Sadat, Kassab …

D. - Come può uscire la Siria da una situazione in cui nel conflitto si è inserito un terzo elemento?

R. - Tutta la Comunità internazionale deve prendere seriamente questi problemi che - come si vede - sconfinano facilmente nei vari Paesi dell’area.

D. - La Siria è tornata alle cronache dopo il rapimento delle due volontarie italiane. L'attenzione della stampa al Paese può incentivare anche una risoluzione internazionale?

R. - Si è aggiunta una disgrazia in più alla Siria che deve già fare i conti con questo conflitto sanguinoso e terribile che sta per essere dimenticato per varie cause, non da ultimo perché è anche difficile venire per i giornalisti. È molto rischioso, bisognerebbe tenere vivo il problema di questa situazione che la gente sta vivendo.

D. - Si hanno notizie dal territorio delle due italiane rapite?

R. - È difficile averne perché è una zona remota: è molto difficile entrarvi; ci sono vari gruppi a volte in lotta gli uni contro gli altri. È una situazione molto complicata.








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