2014-08-07 19:17:00

Iraq, cristiani in fuga. Il patriarca Sako: si rischia il genocidio


Cristiani in fuga in Iraq. I miliziani jihadisti del cosiddetto Stato islamico cacciano dalle città conquistate chi non si converte all’islam. Papa Francesco segue con viva preoccupazione le notizie che arrivano dal nord del Paese, dove ad essere colpite sono le minoranze, tra cui i cristiani, gli yazidi e gli sciiti. A Baghdad e Kirkuk si susseguono gli attentati suicidi, con un bilancio odierno di una trentina di morti, e stasera a New York, riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONu. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

E’ una fuga di massa, centomila i cristiani che stanno scappando verso il Kurdistan autonomo, per salvarsi dalla violenza dei miliziani jihadisti, che hanno conquistato  Karakosh, la più grande città cristiana irachena, e i dintorni, facilitati anche dal ritiro dei peshmerga, le truppe curde considerate d’élite, ma ora non più in grado di resistere. Tutti i villaggi cristiani della piana di Niniveh sono sotto il controllo degli uomini dello Stato islamico che stanno devastando l’intero patrimonio della fede cristiana, rimuovendo le croci dalle chiese, distruggendo manoscritti antichissimi. E vittime della violenza degli jihadisti sono i cristiani ma anche altri considerati pagani, come gli yazidi, che a migliaia, si parla di 40mila, sono intrappolati sulla monte Sinjar, dove sono già morti di stenti molti bambini. Il rischio reale è di genocidio, ha detto il patriarca di Babilonia dei Caldei Louis Raphael Sako, ascoltiamolo al microfono di Marie Duhamel.

R- Aujourd’hui il y a un vide, un vide...

Oggi c’è un vuoto, un vuoto. Il governo non ha le forze per controllare il Paese, ora ci sono anche le elezioni del Parlamento e non ci sono le forze per attaccare, non c’è un vero esercito, a differenza della Siria dove le forze armate possono attaccare. Qui i curdi si stanno ritirando, hanno solo armi leggere. Oggi ci sono migliaia di persone in cammino lungo la strada, anche da tre quattro ore. Sono donne, anziani, bambini: occorre mobilitare l’opinione pubblica e le società di tutti i Paesi, questa è una catastrofe umanitaria!

Molte famiglie cristiane intanto sono arrivate nell’area tra Duhok e Amadiya, come racconta microfoni di Gabriella Ceraso mons. Rabban Al-Qas, vescovo caldeo di Amadiya, in Kurdistan:

“Ieri abbiamo ricevuto in gran parte famiglie; sono più di duemila famiglie. I villaggi sono pieni e riceviamo queste persone con cordialità. Facciamo quello che è possibile per loro. Sono veramente molto stanchi. Hanno lasciato tutto. Vediamo la morte; vediamo ciò che fanno i terroristi. I villaggi sono vuoti ma il mondo non sente e non vede la nostra situazione. Non basta pensare a dare il pane per aiutare, ma bisogna risolvere i problemi che hanno creato i grandi Paesi e il terrorismo”.

Secondo il Nyt, a Washington il presidente Usa Obama starebbe valutando l’opzione dei bombardamenti aerei sui miliziani. Tra poche ore a New York si terrà una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’ONU su richiesta della Francia, pronta a dare il suo sostegno alle forze impegnate nella lotta contro l’avanzata dello Stato islamico.

 








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