2014-08-05 16:03:00

La cantante Noa, "Traditi dai leaders, sia gli israeliani che i palestinesi"


"Noi stiamo pagando il prezzo dell’arroganza, della stupidità e dell’avidità dei nostri leaders, dappertutto, dico. Penso che ovunque, israeliani, palestinesi e altri abbiano perso di vista l’obiettivo vero, il contatto con la ragione della loro elezione". Vulcanica, testarda, di straordinaria empatia e sensibilità. La cantante e percussionista israeliana Noa è in Italia per il tour che promuove il suo ultimo progetto discografico Love medicine, frutto della collaborazione con Gil Dor, da sempre al suo fianco come direttore musicale e chitarrista. NelI'intervista a tutto campo, un ampio focus sulla situazione in Medio Oriente. Tanto per cominciare, non è ormai diventato un cliché dire che l'amore è una medicina?

"Sì, sembra un cliché, ma di fatto è la verità. E penso che tutti quelli che hanno vissuto l’amore lo sanno, conoscono il suo grande potere. E sanno anche quanto è difficile se si perde l’amore. Quindi va in tutte e due le direzioni: può essere fonte di grande dolore ma anche di grande forza, conforto e guarigione. Mio marito, che ho sposato 22 anni fa, è un medico, pediatra; conosco dunque il mondo della medicina da vicino. Noi diciamo che in fondo lavoriamo per lo stesso ambito: uno guarisce il corpo e l’altro l’anima, e credo veramente che la musica abbia il potere di guarire l’anima, se quella è l’intenzione dell’artista". 

Noa ci racconta del suo impegno instancabile e coraggioso per la pace, soprattutto in Israele, impegno che ancora nelle ultime settimane le ha provocato non poche difficoltà. Come si sente pensando che in qualche modo anche l’espressione artistica finisce con il fare le spese di una guerra fuori controllo?

"Io cerco di separare le due cose. Sono prima di tutto un essere umano, una cittadina del mondo. Ho delle responsabilità per combattere per le cose in cui credo, dire le cose con chiarezza, perché ho una voce e vivo in un paese democratico. Ho una voce che posso alzare e lo faccio, lo faccio sempre a favore delle cose in cui credo. Poi ritengo anche che gli artisti in generale dovrebbero essere dei leaders nella società. C’è una differenza tra artisti e intrattenitori. Questi ultimi servono a distrarre, diciamo ad addolcire le cose, l’artista è un’altra cosa. L’artista dovrebbe andare in profondità nell’anima e nello spirito e dovrebbe servire il dio della musica, non il dio dei soldi o della fama. L’artista dovrebbe essere un leader soprattutto quando si tratta di diritti umani e di formare una opinione chiara ed aperta. Credo che l’arte abbia il potere di collegare le persone ad un livello molto alto, ecco a volte penso come accade per il volo di un uccello. Quando un uccello vola alto sopra la terra non riesce a vedere le frontiere tra i paesi e non vede la diversità del colore della pelle o la differenza delle religioni. Vede solo il bellissimo arazzo di queste cose insieme, e crea in modo armonioso ciò che noi chiamiamo la nostra terra. E visto che facciamo tutti parte di questa terra, dobbiamo provare, come fa un uccello, su un piano più alto, provare a crearla questa armonia. Gli artisti hanno la possibilità di realizzare questa prospettiva e che sia loro responsabilità tirare su le persone, sollevarle, non ‘abbassarle’. A volte c’è un prezzo da pagare per questo, ma io non riesco a pensare solo in termini di successo commerciale. Se mi dicessero di chiudere la mia bocca per ottenere il successo, io rinuncerei al successo. Non potrei mai stare in silenzio". 

…e non ha paura di diventare impopolare…

"Ho ricevuto molte risposte negative da alcune persone, in Israele e fuori, ma ho ricevuto anche una quantità incredibile di amore e sostegno. E so che per alcuni sono un diavolo e per altri sono un eroe. Penso che sia importante ciò che le persone pensano di me e della mia carriera, ma ciò che è davvero importante è la nostra umanità. E penso che ognuno di noi debba contribuire ad una specie di onda che spingerà la nostra società ad un approdo migliore. Credo che una delle cose più pericolose che possa succedere alle persone è di diventare insensibili, come anestetizzati… quando dicono: ‘ci sono troppi poteri più grandi di me, non posso farci nulla…'. Non mi ricordo quale filosofo diceva: “…perché accada una grande catastrofe non c’è bisogno che i cattivi facciano qualcosa, basta che i buoni non facciano nulla”. 

E precisa ancora qual è, secondo lei, il ruolo dell'artista: "Creare una bellissima opera d’arte e attirare le persone verso quell’arte. Tra l’altro io dico sempre che alcuni tra i più grandi artisti nella storia sono morti poveri, in condizioni pietose. Nessuno li ha riconosciuti, se non molti anni dopo la loro scomparsa. Non credo che l’artista debba alzarsi la mattina e attendersi adulazioni e riconoscimenti. L’unica cosa che deve fare è invece richiedere il più alto livello di espressione da se stess".

Che opinione si è fatta sulla recrudescenza di questo conflitto?

"Noi stiamo pagando il prezzo dell’arroganza, della stupidità e dell’avidità dei nostri leaders, dappertutto, dico. Penso che ovunque, israeliani, palestinesi e altri abbiano perso di vista l’obiettivo vero, ovvero il contatto con la ragione della loro elezione. Io penso che sia responsabilità dei leaders, politici e religiosi, forse ancora di più dei leaders religiosi, di creare situazioni in cui la vita, non la morte, sia considerata sacra, inviolabile. E questo non è successo. Quindi io personalmente mi sento tradita dai miei leaders, e sono completamente convinta che anche i palestinesi si sentano traditi. Credo che in questa fase storica ci dovrebbe essere una specie di ribellione della società civile. Davvero, se dipendesse da me, ci sarebbero milioni di persone a scendere per strada, come accadde con Gandhi, e a dire: 'Adesso basta. Ci siamo stufati di questo continuo battibecco tra le parti, con accuse reciproche continue!! Basta con questo atteggiamento di presunzione'. Uno dei principali problemi della nostra regione è che le persone parlano di verità assolute, di giustizia assoluta… Io non credo nelle verità assolute… Dobbiamo fermare questa retorica.

Su internet trovi pieno zeppo di articoli - riprende Noa - video che provano tutto e il contrario di tutto. Puoi scegliere un punto di vista e trovarne le prove. E allora, qual è il significato della verità? Dobbiamo invece pensare semplicemente che abbiamo a che fare con degli essere umani. Dobbiamo smettere di guardare indietro, non ci aiuta. In questo momento dobbiamo capire che solo il dialogo anche con le persone che non ci piacciono ci aiuterà a risolvere i nostri problemi, sia gli israeliani che i palestinesi si devono rendere conto di questo. Dobbiamo farlo riconoscendo - ciascuna parte - i diritti dell’altro; ma di più dobbiamo pensare a quelli che sono i nostri doveri. Le persone gridano sempre: i nostri diritti, i nostri diritti! Sono importanti, certo, ma quali sono i tuoi doveri? I tuoi obblighi come essere umano sono prendersi cura dell’altro, non pensare sempre solo a te stesso. Tu prenditi cura dell’altro e l’altro si prenderà cura di te". 

Noa si sofferma a individuare i tratti più belli degli ebrei e dei palestinesi. Soprattutto sottolinea il desiderio da ambo le parti di coltivare la crescita intellettuale. "Ecco, credo che questo elemento sia una delle cose più belle che condividiamo, e sono assolutamente convinta che possiamo vivere uno accanto all'altro". 

Ricorda poi quando vent'anni fa si è esibita in Vaticano davanti a Giovanni Paolo II, esperienza che le ha cambiato la vita, dice. "Mi ha dato l’ispirazione per aprire la lente sul mondo, come accade con la fotografia. Mi ha permesso di andare dalla dimensione micro delle mie canzoni a quella macro, che ti consente di abbracciare più persone, più lingue, più culture in un modo più profondo. Sono piena di gratitudine a GPII per avermi invitata. Penso che sia stata la prima volta che una donna ebrea abbia cantato davanti a lui. La sua figura mi è rimasta molto impressa. Mi è piaciuto. E ho subito pensato che fosse il tipo di leader religioso che avremmo dovuto augurarci in questo mondo". Ben quattro brani dedicati proprio alla vita di Karol Wojtyla (che durante la seconda guerra mondiale ha contribuito a salvare la vita di alcuni ebrei) sono contenuti nell'album Love medicine, tra cui in particolare "Little star", il suo primo tentativo di scrivere una canzone sull'Olocausto. 

a Papa Francesco come guarda?

"Apprezzo soprattutto la sua umiltà, la sua semplicità. Gli uomini di Dio possono trovare un linguaggio in comune - ribadisce - se vogliono, sempre se vogliono. Questa è una grande sfida e spero che Francesco guiderà la Chiesa cattolica in questa direzione. Dio dovrebbe essere uno strumento di amore, di amicizia, solidarietà, conforto. Non di odio e di guerra. Più i leaders religiosi credono in questo, più lo dicono apertamente, più speranze di pace abbiamo nel mondo. E’ una grande responsabilità".

Noa parla di come concilia famiglia e lavoro, dei valori familiari molto forti che mantengono unita quella che definisce la sua 'piccola comunità', "è sempre l'amore che aiuta", ricorda. Ci rivela anche qualche difetto: l'impazienza e l'impulsività. E poi la sua dedizione ad un progetto per scoprire nuovi talenti musicali.

Cosa la fa arrabbiare?

"Quando la gente valuta le cose o bianche o nere. Non solo mi fa infuriare, mi rattrista. Quando cominci a considerare le cose ciecamente, in maniera così radicale, diventi cieco di fronte all’altro, totalmente. Così inizi a disumanizzare l’altro. Da qui il passo verso la più terribile violenza è breve. Bisogna stare attenti. Molto attenti". 








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