2014-08-05 12:43:00

In Africa ebola fa paura: oltre 1600 casi e quasi 900 morti


Continua a creare allarme nel mondo l’epidemia di ebola in corso nell’Africa occidentale. Secondo la Cnn, il medico e la missionaria statunitense che hanno contratto il virus in Liberia sarebbero stati trattati con un siero segreto, per ora sperimentato solo sulle scimmie, e le loro condizioni starebbero migliorando. Intanto, nel summit convocato a Washington sull’argomento si è deciso che la Banca mondiale stanzierà 200 milioni di dollari per aiutare i Paesi più colpiti. La comunità internazionale finalmente si sta muovendo e i media hanno acceso i riflettori su ebola, come rileva Moira Monicelli, coordinatrice regionale dell’Africa occidentale per Caritas Italiana, raggiunta al telefono da Federico Piana:

R. – Sicuramente è una notizia molto importante, che testimonia la gravità e l’importanza di questa situazione e dell’escalation della gravità di questa situazione. Già nel marzo del 2014 era scattato l’allarme nei Paesi dell’Africa Occidentale. Oggi, tutti i media, tutti i mezzi di comunicazione italiani, europei e mondiali ne parlano.

D. – Cosa sta capitando in Africa occidentale? So che ci sono tanti morti…

R. – L’ultimo dato è proprio di ieri, dà 1.603 casi tra probabili, confermati da test di laboratorio e sospetti e 887 decessi: sono numeri unici per il virus ebola. È il virus più grave nella storia dal punto di vista di ebola per numero di casi e per estensione territoriale.

D. – Quali sono i Paesi più colpiti?

R. – Sono Guinea, che è il Paese che è stato primo focolaio del virus, Sierra Leone e Liberia. È notizia degli ultimi giorni nuovi casi sospetti in Nigeria e alto l’allarme e l’attenzione anche in Ghana, in Togo e in tutti i Paesi limitrofi e confinanti dell’Africa occidentale.

D. – Come mai questa recrudescenza di questo virus?

R. – Sicuramente, all’inizio potrebbero essere stati sottovalutati o non compresi i primi casi. Bisogna anche dire che questa epidemia è scoppiata in alcuni dei Paesi più poveri del mondo, Paesi dove l’analfabetismo è molto elevato, dove già il tasso di mortalità è molto elevato e le condizioni di salute – sia dei bambini, sia degli adulti – sono spesso condizioni di fragilità e di malnutrizione.

D. – Veniamo all’appello della Caritas Italiana, perché è un appello molto importante che noi dovremmo seguire…

R. – L’appello di Caritas Italiana è che è necessario agire subito! Noi siamo in contatto e in collaborazione con le Caritas locali, che sono operative sul terreno fin dall’inizio dell’emergenza. Facciamo un appello per aiutare queste popolazioni in difficoltà soprattutto su due punti: la sensibilizzazione delle popolazioni per dare loro, attraverso animatori locali, le raccomandazioni igienico-sanitarie, mentre il secondo punto si focalizza sulla distribuzione di sapone e di cloro nelle famiglie e nei luoghi pubblici. Questi sono i due punti fondamentali. Bisogna agire nelle comunità per poter sconfiggere o fermare, quantomeno, la catena di contagio di questo virus.

D. – Mi pare di capire che in alcuni casi se non c’è la Caritas, non c’è nessuno che aiuta…

R. – Sono molte le organizzazioni e anche i volontari che vogliono lavorare e che vogliono offrire il loro servizio. Bisogna agire e andare sin nei villaggi più remoti. E in questo la Caritas è favorita, perché conosce già il territorio ed è estesa in modo capillare.

D. – Ci racconta come si può fare per sostenere Caritas Italiana?

R. – Attraverso Caritas Italiana si possono fare donazioni per gli appelli di emergenza lanciati dalla Rete Caritas. All’appello Caritas si può rispondere sia attraverso conto corrente postale, sia con donazioni on line o con bonifico bancario con causale: “Africa Epidemia ebola”.








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