2014-08-04 14:10:00

Gaza, tregua subito violata. Muore bimba di otto anni


Una tregua debolissima quella unilaterale stabilita oggi per sette ore da Israele, sulla striscia di Gaza, esclusa Rafah. Durante la notte, nonostante il parziale ritiro ieri delle truppe israeliane, si è continuato a sparare con numerose vittime e con il bombardamento di una scuola delle Nazioni Unite. Tensione alta a Gerusalemme dove sarebbe stato sventato un attentato, e dove si susseguono le manifestazioni di giovani arabi. Sono intanto arrivati a oltre 1800 le vittime palestinesi dell’offensiva israeliana, tra loro 400 bambini. Francesca Sabatinelli:

E’ durata sei minuti la tregua umanitaria unilaterale annunciata da Israele. Un raid israeliano ha ucciso una bambina di otto anni e ferito una trentina di persone, nel campo profughi di Shati nei pressi di Gaza City, quindi nella zona inclusa nel cessate il fuoco, che esclude Rafah. Non vi sono ancora conferme da parte israeliana, ma testimonianze oculari anche di giornalisti concordano con quanto avvenuto. I lanci di razzi da Gaza non si sono invece mai interrotti. 

La comunità internazionale chiede che si fermi il bagno di sangue, soprattutto dopo l’attacco ieri su una scuola dell’Unrwa trasformata in centro di accoglienza per gli sfollati e dove sono morte circa dieci persone, atto che ha suscitato una condanna unanime. La tensione è molto alta anche a Gerusalemme, dove in un attacco condotto con un trattore che si è andato a schiantare contro un bus e un'auto, sarebbero morte due persone, tra loro l'attentatore ucciso dalla polizia, cinque i feriti. 

“Il diritto totale di Israele alla sicurezza non giustifica il massacro dei civili a Gaza”, ha dichiarato il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, per il quale una soluzione politica deve essere imposta ad entrambe le parti, israeliani e palestinesi. Per Avigdor Lieberman, ministro degli esteri israeliano, la soluzione dovrebbe invece essere quella di porre sotto il controllo delle Nazioni Unite la Striscia di Gaza, ora guidata da Hamas.

Su tutte però si alza la voce delle Ong: ogni tregua violata rende impossibile il soccorso dei civili, bambini soprattutto. In Giordania abbiamo raggiunto Karl Schembri, responsabile comunicazione per il Medio Oriente di Save the Children:

R. – Tutto questo ha un impatto diretto sul nostro lavoro, perché noi proviamo a raggiungere quelli che hanno più bisogno, quelli che sono in situazioni disperate. E questa operazione è sempre compromessa quando la tregua non regge! Ci sono ormai più di un milione di bambini che sono intrappolati, senza elettricità, senza acqua, senza i servizi medici e i servizi essenziali di cui hanno bisogno. Noi facciamo tutto quello che possiamo per raggiungerli. Anche oggi la stessa esperienza: una tregua dichiarata, della quale vediamo il collasso nel giro di un’ora o due, con civili uccisi un’altra volta ancora.

D. – Manca l’elettricità, manca l’acqua, tutto questo sta anche impedendo che si svolga la normale attività sanitaria a sostegno dei bambini, che muoiono ogni giorno …  

R. – Infatti! Muore un bimbo ogni ora, come media, sotto questo assedio. Questa guerra è una guerra sui bambini! Sono i civili quelli che stanno pagando il prezzo più alto di questo conflitto. In quegli ospedali che ancora funzionano, perché in altri o è troppo pericoloso lavorare oppure sono andati totalmente distrutti, vediamo quasi l’esaurimento totale del carburante. E questo significa che non ci sarà più elettricità per far funzionare le apparecchiature essenziali di cui ogni ospedale ha bisogno. Anche i medicinali si stanno esaurendo o sono già esauriti. Tutti coloro che stanno lavorando a Gaza, lo fanno in condizioni disperate. Noi, così come l’Onu, come la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa, non siamo in grado di proteggere bambini e civili da questo assolto. Non c’è alcun posto, alcun luogo sicuro a Gaza! Abbiamo visto ospedali e scuole attaccate, dove c’erano sfollati. Fino a ieri erano in 3 mila sotto attacco in una scuola dell’Onu. Nessun luogo è sicuro! Non c’è alcun rispetto della legge internazionale umanitaria! In questi casi c’è sempre l’imperativo umanitario! Noi dobbiamo poter raggiungere queste persone, dobbiamo poter dar loro delle zone, dei luoghi, dove possano radunarsi e trovare protezione. Questo non lo possiamo fare!

D. – Voi avete anche sottolineato il fortissimo aumento di parti prematuri a Gaza…

R. – I parti prematuri si sono raddoppiati a causa dei traumi subiti da parte delle donne in gravidanza. Noi facciamo appello a tutte le parti, alla Comunità internazionale, affinché si risponda alla guerra in corso contro i bambini e affinché si metta in campo tutta l’influenza diplomatica per fermare questo bagno di sangue. Ci deve essere una risposta, devono esserci misure di lungo periodo che fermino questa assurda spirale di violenza, ma anche che segnino la fine del blocco di Gaza. Non è possibile la ricostruzione di Gaza sotto il blocco! Adesso c’è bisogno dell’intervento diplomatico di tutte le parti che hanno influenza sulle parti in conflitto e quindi su Israele e Hamas.








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