2014-07-31 16:46:00

Dialogo interreligioso: condizione necessaria per la pace


"Il dialogo interreligioso è una condizione necessaria per la pace nel mondo", afferma Papa Francesco al n. 250 della Evangelii Gaudium. Nei giorni drammatici dell'infiammarsi del conflitto israelo-palestinese e di quello siriano, dell'avanzata dei jihadisti dell'Isis in Medio Oriente e della persecuzione dei cristiani in Iraq, questo impegno sembra sempre più necessario. 

Ne è convinto Renzo Gattegna, al terzo mandato come presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane. "La civiltà europea - spiega - ci ha condotto a credere che ci debba essere una divisione fra religione e politica. Sono convinto che gli stati democratici siano tutti stati laici, dove tutte le religioni sono rispettate. Se uno stato diventa teocratico inizia a comprimere il diritto alla libertà religiosa. E questo purtroppo rischia di accadere oggi in molti stati mediorientali". Gattegna ha inviato un appello alla collaborazione per il bene comune ai musulmani in Italia, in occasione della chiusura del Ramadan. "Per noi - spiega -  la normalità dei rapporti con i musulmani è quella di un rapporto di amicizia. E con alcuni gruppi di musulmani che vivono in Italia, abbiamo instaurato un vero rapporto di collaborazione che punta a emarginare le fazioni islamiche radicali fondamentaliste integraliste".

A proposito del conflitto israelo-palestinese Gattegna afferma che l'inasprirsi della guerra nasce dall'intenzione di Hamas di colpire i centri vitali dello Stato israeliano. Solo la creazione di un sistema difensivo efficace da parte degli israeliani ha dunque impedito che migliaia di razzi di Hamas centrassero gli obiettivi. "I morti di Gaza mi suscitano rabbia e angoscia", commenta. "L'esercito israeliano, a mio parere, fa il massimo per evitare vittime civili, ma nella Striscia prevale una forza che vuole lo scontro a tutti i costi. E il numero di vittime inquina l'informazione e oscura il fatto che gli israeliani agiscono così solo per evitare morti tra la loro popolazione. Hamas invece usa i civili come scudi umani".

Per quanto riguarda le scritte antisemite o antiisraeliane apparse sui muri della Capitale, il presidente dell'Ucei parla di un fenomeno ricorrente, quando si alza il livello del dibattito, ma in fondo minore. "Quello che bisogna coltivare - spiega - è il dialogo interreligioso e la possibilità per gli ebrei di esprimere la propria cultura e la loro storia". "La storia della presenza ebraica in Italia - ricorda - risale a 2.200 anni fa. Si tratta di una delle comunità fondanti della Nazione italiana. Soldati italiani di origine ebraica hanno combattuto per l'unità d'Italia e durante la Prima Guerra Mondiale". 

Un'iniziativa originale ed effiace per approfondire il dialogo tra cristiani e musulmani è stata organizzata invece a Iglesias, in Sardegna, dove venerdì 25 luglio si è svolta "La tenda del Ramadan". Cittadini cattolici e non credenti, alla presenza del sindaco, del vescovo e dell'imam locale, hanno potuto partecipare all'Iftar, il pasto serale consumato dai musulmani per interrompere il digiuno quotidiano del Ramadan, che è per loro un momento semplice, ma solenne e profondo. "Abbiamo avuto la città con noi, hanno partecipato, inaspettatamente, tante famiglie con bambini", spiega Cinzia Guaita del Movimento dei Focolari, tra i cittadini promotori della "Tenda". "L'idea nasce da una proposta di un nostro amico siriano, profugo di guerra, vicino alla Comunità di Mar Musa di padre Paolo Dall'Oglio, che voleva lanciare il messaggio che l'islam è una religione di pace". "Non si è trattato di un evento turistico o folkloristico - precisa - ma di un'esperienza reale, incarnata nel territorio".

Lo conferma Asmaa Oug, marocchina, anche lei tra i cittadini promotori dell'evento di Iglesias. "In un momento in cui si parla solo di guerre e conflitti, condividere un momento religioso così centrale per la nostra fede, era importantissimo. Abbiamo voluto offrire alla città un po' di noi. Non vogliamo essere visti sempre come persone negative, ma mostrare che vogliamo anche noi vivere insieme agli altri, senza problemi". "Le notizie dei cristiani perseguitati in Iraq mi fanno veramente male", aggiunge. "Questi jihadisti considerano loro nemici non solo i cristiani ma anche noi fratelli nell'islam. Stanno dando un'immagine molto negativa della nostra religione. Ma noi non proviamo nessuno odio, vogliamo convivere tranquillamente con gli altri credenti". 








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