2014-07-24 16:15:00

Un libro sul "papa gesuita" e la sua libertà di pensiero


"Quando ho sentito Papa Francesco, dire, durante una delle omelie a Santa Marta, che lo Spirito Santo deve darci la grazia di 'dare fastidio alle cose che sono troppo tranquille nella Chiesa' ho capito che non attaccarsi troppo alle cose, continuare a dissacrare, non è un'operazione da cialtroni, ma un'operazione di ricerca continua della verità". Così, Vittorio V. Alberti, laico, filosofo, officiale del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, presenta il suo libro 'Il papa gesuita: pensiero incompleto, libertà e laicità in papa Francesco'(Mondadori Università).

Il volume, rivolto innanzitutto ai non credenti, traduce in termini filosofici il magistero del primo pontefice gesuita della storia e stabilisce un rapporto diretto tra lo stile pastorale di Francesco e la sua formazione nella Compagnia di Gesù. "I segni della formazione ignaziana - spiega l'autore - si esprimono soprattutto nella libertà di pensiero di Papa Bergoglio, dimostrando come quest'ultima sia, nonostante tanti luoghi comuni lo neghino, prerogativa propria del cristianesimo".

Ma cos'è il pensiero incompleto? "Non si tratta di relativismo, ma della capacità di aprire questioni senza chiuderle, pe aprire, per così dire, autostrade del pensiero. Non è definitivo, statico, coercitivo. Ma curioso, aperto, creativo, sempre in ricerca. E' una categoria tipica del pensiero gesuita che coincide con la domanda centrale della ricerca filosofica socratica, illuminista, kantiana". "Se io cerco Dio in tutte le cose, anche le più lontane da me - spiega Alberti - il dogmatismo scompare. Ed è questo il vero concetto di laicità, la capacità di fare filosofia, cioè libera ricerca".  

Secondo l'autore, la rinuncia al papato di Benedetto XVI e la conseguente elezione di Francesco hanno inaugurato nella Chiesa una nuova concezione di laicità che ha le sue radici nella Dignitatis Humanae del Concilio. "Affermare il libero pensiero - spiega Alberti - significa anche superare la distinzione tra credenti e non credenti e sostituirla, come voleva il cardinale Martini, con quella tra pensanti e non pensanti. Significa superare gli opposti integrismi e le strumentalizzazioni politiche, perché il credente vero è quello che approfondisce la fede dubitando della stessa esistenza di Dio". "Attenzione però - conclude l'autore - a non racchiudere troppo Francesco nella sua essenza gesuita, altrimenti diventa, o viene inteso, come il papa dei gesuiti e non di tutti".    








All the contents on this site are copyrighted ©.