2014-07-19 13:30:00

Boko Haram colpisce in Nigeria, il Camerun prega per la pace


Non si fermano in Nigeria gli attacchi di Boko Haram: la setta fondamentalista islamica, che minaccia anche le aree di confine di Niger e Camerun si è resa protagonista nella notte tra giovedì e venerdì di un nuovo sanguinoso attacco che ha colpito Damboa, città dello stato nord-orientale di Borno. I particolari nel servizio di Davide Maggiore:

Case bruciate e in buona parte distrutte, un numero di vittime ancora indefinito ma certamente alto: funzionari locali a Damboa descrivono l’azione di Boko Haram come “il peggiore attacco” mai condotto contro la città. Un’azione cominciata la sera di giovedì, poco prima dell’ora della rottura del digiuno del mese di Ramadan proseguita fino all’alba del giorno dopo: sono stati devastati il mercato principale e diversi edifici pubblici. Chi ha potuto, soprattutto donne e bambini, si è messo in salvo nella boscaglia circostante. Damboa era già stata attaccata all’inizio del mese e da allora – denunciano gli abitanti – era rimasta priva della presenza delle forze dell’ordine, che avevano perso oltre 50 uomini. Alcuni civili sopravvissuti all’ultimo massacro si sono rifugiati nel palazzo del principale leader spirituale islamico dello stato di Borno: a lui hanno domandato di presentare al governo le loro richieste di maggiore protezione contro gli attacchi di Boko Haram, che continuano a riguardare vaste aree della Nigeria. Secondo un rapporto di Human Rights Watch reso pubblico la scora settimana, quest’anno se ne sarebbero già verificati 95, con oltre 2000 civili uccisi.

 

E anche a quanti soffrono per la presenza di Boko Haram è dedicata la giornata di preghiera per la pace in Camerun e in tutte le nazioni in guerra, indetta per oggi da mons. Samuel Kleda, arcivescovo di Douala e presidente della Conferenza episcopale camerunense. Sull’importanza dell’iniziativa Paolo Giacosa ha intervistato don Lorenzo Zaupa, per 13 anni missionario in Camerun:

R. – Credo la preghiera sia la forza di noi cristiani, forza che ci viene da una fiducia che abbiamo nel Signore e anche nella disponibilità degli uomini a cercare proprio questo cammino di pace, di riconciliazione. Abbiamo fatto esperienza nella nostra chiesa vicentina, durante i 57 giorni in cui i nostri due preti missionari sono stati rapiti: nella nostra diocesi abbiamo trovato la grande forza della preghiera comune. Abbiamo sperimentato anche noi quanta forza e quanta speranza ci dà. I nostri due missionari, don Gianantonio e don Gianpaolo, che erano stati rapiti ci hanno confessato che in mezzo alla difficoltà e alla paura, in quella piccola foresta dove erano stati rinchiusi, hanno sentito una forza interiore grande.

D. – Lei ha vissuto per 13 anni in Camerun. Qual è il significato di questa iniziativa per la situazione specifica del Paese?

R. – Credo che sia un gesto coraggioso dell’arcivescovo di Douala, mons. Samuel Kleda, perché il Camerun è un Paese che vive a due velocità. Il centro-sud del Paese, che è la maggioranza, sia dal punto di vista geografico che sociale, vive una situazione politica e sociale di calma, di tranquillità, ed è abbastanza sviluppato. L’estremo nord del Paese, invece, vive costantemente una situazione di insicurezza dovuta proprio alla vicinanza con i Paesi confinanti nei quali ci sono disordini sociali e politici. I tre Paesi a cui mi riferisco sono la Nigeria, in particolare, ma anche la Repubblica del Ciad e la Repubblica del Centrafrica. La scelta dell’arcivescovo di coinvolgere tutti i Paesi in questa giornata di preghiera è una scelta coraggiosa e importante per far capire che il nord del Paese è una parte fondamentale. Lui viene proprio dal nord del Paese.

D. – Continuano gli scontri al confine con la Nigeria. Possono essere una preoccupazione per il dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani?

R. - Possono diventare difficoltà nel dialogo interreligioso, ma questa situazione non è di carattere religioso. Certamente ci si copre con un’ideologia islamica, è il caso del gruppo Boko Haram. In realtà, credo che questo copra tutto un altro interesse, che è quello politico ed economico. La regione dell’estremo nord del Camerun, come anche quella del nord della Nigeria e del nord del Ciad, sono regioni che, dal punto di vista economico e sociale, vivono un forte ritardo nei confronti del sud dei rispettivi Paesi. Le risorse, che a volte sono non indifferenti, legate al petrolio ma non solo, non vengono investite per la promozione sociale, scolastica, sanitaria, di questi Paesi.








All the contents on this site are copyrighted ©.