2014-07-16 11:04:00

Nasce la Banca di sviluppo dei Brics: avrà sede in Cina


I Brics avranno una 'Banca di sviluppo' da 100 miliardi di dollari. L’annuncio è giunto nella prima giornata di vertice, a Fortaleza in Brasile, tra i leader di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. La nuova Banca di sviluppo avrà sede a Shangai, in Cina, e il primo presidente di turno sarà un indiano. Gli analisti parlano di un’iniziativa che si contrappone a istituzioni internazionali come la Banca mondiale e il Fondo monetario, dove le cinque principali economie emergenti si sentono poco e male rappresentate. Fausta Speranza ha chiesto una valutazione a Franco Bruni, docente di Politiche monetarie all’università Bocconi:

R. - Può darsi che ci sia anche un problema del genere, anche se la Banca Mondiale non è in contraddizione con iniziative di questo genere. La stessa è articolata in modo abbastanza complesso in giro per il mondo; però, indubbiamente, c’è un problema a Washington: i Paesi emergenti, le economie emergenti non hanno sufficiente potere nel Fondo monetario e nella Banca Mondiale.

D. - Quindi quale dovrebbe essere la funzione di questa Banca di Sviluppo da quello che riusciamo a capire?

R. - Questi Paesi hanno problemi strutturali. Si sono accorti che non si può crescere senza infrastrutture, lo sviluppo deve essere più equilibrato e deve quindi coinvolgere anche tutta una serie di iniziative che erano state trascurate e che oggi finiscono per costituire un collo di bottiglia per la loro crescita: dalle infrastrutture del trasporto, a quelle della comunicazione… Coordinando tra di loro le idee e i progetti ed aiutandosi vicendevolmente possono cogliere fondi a livello mondiale dato che hanno capitalizzato adeguatamente questa istituzione e probabilmente possono aiutare a finanziare queste grandi opere.

D. - I Brics hanno rappresentato i Paesi emergenti degli ultimi anni con sviluppi a grandi passi, poi però tutta la congiuntura negativa internazionale ha colpito anche loro. A questo punto cosa dobbiamo dire dell’economia di questi Paesi?

R. - In parte il loro sviluppo è stato squilibrato. In alcuni casi, oltretutto, non si rendono conto che gli aspetti politici devono seguire una modernizzazione politica che deve essere accelerata. L’India, per esempio, lo sta scoprendo adesso ed è molto molto indietro. Quindi, che ci sia un collo di bottiglia nel loro sviluppo è indubbio; poi, effettivamente hanno sofferto anche della crisi internazionale e ad un certo punto sembrava che fossero loro a dover tirare la carretta dell’economia mondiale, poi si è capito però che anche loro hanno problemi. Penso che sarà da lì che verranno le opportunità di crescita dell’economia mondiale futura, non c’è dubbio; verrà da loro e dai rapporti che sapremo stabilire con loro. Se le economie sviluppate invece si chiudono con un atteggiamento difensivo nei confronti di questi Paesi, perderanno la partita. La partita la perderà un po’ tutto il mondo.

D. - La Banca di Sviluppo avrà sede in Cina e sarà guidata inizialmente da un indiano. È per così dire, il sintomo di un’alleanza particolare che prende il via tra Cina ed India?

R. - Fino a poco tempo fa era l’opposto: tra Cina ed India i rapporti erano tutt’alto che buoni e da un certo punto di vista il problema esiste ancora. Diciamo che è il segno che quando si tratta di collaborare per crescere, far crescere le economie e puntare a maggior benessere si riescono a metter da parte anche una serie di problemi che nascono su fronti non economici. L’economia in sostanza può diventare uno strumento di pace invece che di ostilità.








All the contents on this site are copyrighted ©.