2014-07-15 11:21:00

Israele ribadisce: senza stop ai razzi nessuna tregua


Il presidente dell'Anp Abu Mazen (Mahmud Abbas) sara' domani al Cairo per incontrare il capo di Stato egiziano, al-Sisi, per esaminare gli ultimi sviluppi della situazione a Gaza alla luce della proposta egiziana di cessate il fuoco. Israele si è detto pronto ad accettare la tregua ma il premier Netanyahu ribadisce la richiesta di smilitarizzazione della Striscia di Gaza, da dove continuano ad arrivare razzi. Hamas, da parte sua, non accetta la proposta di tregua considerandola una resa. Al momento prosegue l’escalation militare. Raid anche sulle alture del Golan: 4 civili sono stati uccisi nella rappresaglia per il lancio di razzi anche da questo territorio al confine con la Siria. All’ottavo giorno di operazioni, si contano oltre 190 morti e 1400 feriti. Secondo l'associazione umanitaria Oxfam,  oltre il 70% dei decessi riguarda civili, di cui il 30% è rappresentato dai bambini. Inoltre 395mila civili in 18 località della Striscia sono senza acqua e servizi igienico-sanitari. Intanto i responsabili di tutti gli organismi caritativi e umanitari che fanno capo alla Chiesa cattolica si sono riuniti per rispondere all'emergenza. All'agenzia Fides, padre Raed Abusahliah, direttore di Caritas Jerusalem, sottolinea che serviranno progetti di lungo corso, non basteranno anni per risanare tutto quello che è stato distrutto e annichilito, in una situazione dove la vita di tutti era già assillata da mille problemi". "Si pensi - aggiunge - che già prima dei bombardamenti, anche tra i 1300 cristiani presenti a Gaza, il 34% delle famiglie non aveva alcuna fonte di reddito”. Sulla prospettiva di tregua Fausta Speranza ha parlato con Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all'Università del Salento:

R. – C’è stata innanzitutto una proposta autorevole, seria, da parte del governo egiziano. Noi sappiamo quanto il governo egiziano abbia un ruolo fondamentale nell’area, soprattutto il nuovo governo forte egiziano. Israele ha accettato il cessate-il-fuoco, alle sue condizioni. Quello che invece lascia un po’ perplessi – ma io non avevo dubbi – è il rifiuto da parte di Hamas: Hamas non ha grandi rapporti con l’Egitto. Dobbiamo ricordare come una delle prime cose che ha fatto il nuovo governo egiziano sia stato rendere assolutamente illegale, fuorilegge la formazione di Gaza. Quindi, c’è un passo avanti e un mezzo passo indietro e quindi attendiamo queste ore per vedere soprattutto la risposta di Hamas. Bisogna vedere soprattutto che cosa faranno le brigate Qassam, che cosa faranno sul terreno.

D. – La mediazione diplomatica  è sostenuta soprattutto da Stati Uniti e Lega Araba. Quali possibilità di azione?

R. – Io sono più per una soluzione interna all’area: ecco perché ritengo la mossa degli egiziani assolutamente fondamentale. E poi, c’è un’altra questione da tener presente, ed è che praticamente c’è un quasi totale silenzio da parte di al Fatah. E’ vero che Abu Mazen ha chiesto un intervento internazionale, ma lo ha fatto in maniera assolutamente blanda perché in un modo o nell’altro, Israele continua a fare il 'lavoro sporco' per al Fatah.

D. – La sproporzione di forze: abbiamo un ferito con 22 razzi lanciati da Gaza nelle ultime ore, e il numero di morti che sale drammaticamente a 200. Che dire?

R. – Bè, sì, la sproporzione di forze è assolutamente e visivamente codificabile. Certo, c’è stata un’azione che, come al solito, si pensava sarebbe stata solamente un’operazione di polizia ma il governo israeliano evidentemente è stato sottoposto ad una serie di pressioni, anche interne, e ha deciso per un’azione più su larga scala. C’è totale assenza di un intervento verso la Cisgiordania. Quindi, vuol dire che gli interlocutori con cui parlare senza spararsi, ci sono. I rapporti tra Hamas e Israele rimarranno tesissimi. Per trovare una soluzione definitiva Israele dovrebbe imbarcarsi in un’azione di terra estremamente pericolosa. Quindi, vediamo quanto potrà durare quest’azione.








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