2014-07-14 14:55:00

Sudan, un religioso: cristiani, cittadini di serie "B"


La situazione giuridica dei cristiani in Sudan è “davvero preoccupante”. Lo ha affermato il vescovo della diocesi sud-sudanese di Tambura-Yambio, mons. Eduardo Hiiboro Kussala durante una recente visita in Europa. Nel Paese la Costituzione garantisce pari diritti a tutti i sudanesi, ma di fatto i cristiani sono considerati e trattati come cittadini di seconda classe, come confermano testimonianze provenienti da questa nazione africana. Ce ne riferisce Davide Maggiore:

I cristiani sudanesi vivono “una contraddizione”, racconta un religioso che chiede di rimanere anonimo per motivi di sicurezza. Se da un lato, infatti, testimoniano apertamente la loro fede frequentando regolarmente le celebrazioni, dall’altra soffrono, nei fatti, di alcune limitazioni dei diritti non potendo avere ad esempio accesso a “impieghi pubblici”. Spesso, inoltre, sono percepiti “come stranieri” dal resto della popolazione e “hanno paura”. Una situazione esemplare è quella di Meriam Yahia Ibrahim, la ragazza cristiana recentemente condannata a morte per apostasia e poi scarcerata. Secondo le ultime informazioni, la donna si trova ancora nell’ambasciata americana di Khartoum, in attesa di documenti che le permettano di lasciare il Paese. Il caso di Meriam, è la speranza del religioso contattato da Radio Vaticana, potrebbe diventare “l’occasione di proteggere i diritti dei cristiani come cittadini sudanesi”. “Critica” è anche – secondo il sacerdote – la situazione delle migliaia di rifugiati sud-sudanesi tornati al Nord a causa della guerra civile che infuria nel loro Paese d’origine. Le condizioni di vita nei campi profughi, spiega infatti, sono diventate ancora più difficili con la stagione delle piogge in corso. 








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