2014-07-13 09:30:00

Slovenia al voto per le elezioni politiche anticipate


Urne chiuse in Slovenia: gli exit poll danno vincente il partito di Miro Cerar, SMC, che avrebbe raccolto il 36,9%. SMC, pur non volendosi
classificare ne' come partito di destra, ne' di sinistra, sulla base del programma propende più verso il centro-sinistra. Gli exit poll danno al secondo posto con il 19,2% il Partito democratico sloveno di centrodestra, SDS, guidato dall’ex premier Janez Jansa, attualmente in carcere. Alla vigilia forti erano i timori di un testa a testa e quindi di 
un nuovo periodo di instabilità. Per un’analisi del quadro politico e delle principali sfide che attendono il nuovo premier, Marco Guerra ha raccolto l’analisi di Mauro Ungaro, direttore della Voce Isontina, settimanale dell’arcidiocesi di Gorizia:

R. – I sondaggi dicono che ci potrebbe essere un testa a testa che rappresenta un po’ la storia della Slovenia di questi anni: il nuovo partito dei giuristi di Miro Cerar e l’Sds (Partito Democratico Sloveno, Slovenska Demokratska Stranka), il partito storico che ha governato il Paese per lunghi anni, un partito di centro destra. Quindi, nessuno al momento è capace di dire quale sarà effettivamente il partito che eleggerà il premier chiamato a guidare il Paese nei prossimi anni.

D. – Con il sistema proporzionale si teme una nuova instabilità che ha caratterizzato gli ultimi anni...

R. – Sì, il sistema politico sloveno è molto complesso, è un proporzionale particolare e gran parte della causa dell’instabilità politica slovena degli ultimi anni è stata provocata da questo. Non c’è stato un partito che ha potuto raggiungere una maggioranza tale da poter governare. Va anche detto però che le beghe interne ai partiti hanno caratterizzato la vita della Repubblica nell’ultimo periodo e questo ha portato ulteriore instabilità.

D. – Quali sono le sfide più urgenti che spettano al Paese? Dopo un periodo di crescita economica straordinario, la crisi si è fatta sentire anche in Slovenia...

R. – La crisi si è fatta sentire in maniera del tutto particolare in Slovenia; Stato considerato “fiore all’occhiello” tra quelle che erano le Repubbliche della ex-Jugoslavia. L’origine dei guai sta nella politica dei prestiti che le banche hanno portato avanti negli ultimi anni, e che hanno gonfiato a dismisura quella che è stata la bolla immobiliare che, inevitabilmente – nel momento in cui è arrivata la crisi internazionale – è scoppiata. Questo ha indotto la politica a intervenire anche pesantemente, perché c’erano pressioni da parte di Bruxelles: si è attivata un’austerità molto dura, molto subita dai cittadini ma anche una serie di provvedimenti, di privatizzazioni, del sistema economico sloveno. Ecco perché nel 2013 il premier era stato costretto a dimettersi ed era subentrata, Alenka Bratušek, che però, in poco più di un anno, non ha saputo dare al Paese una svolta che fosse supportata dai cittadini. Nei mesi scorsi, anche la premier Bratušek ha dovuto dimettersi, giungendo alle elezioni di questi giorni.

D. – Quindi, l’agenda dei prossimi mesi sarà soprattutto economica: riforme... Cosa si metterà sul tavolo?

R. – Sarà un’agenda a 360° soprattutto con un fine: non dover subire un controllo che viene considerato una perdita di sovranità nazionale da parte delle istituzioni europee. La strada che ha imboccato in questi mesi la Slovenia ha portato a un aumento dell’occupazione, seppur leggero, e a livelli dello spread più bassi rispetto alle punte degli scorsi anni. Quindi gli aiuti europei sono stati importanti. Lubiana ci ha messo del suo ma la luce alla fine di questo tunnel è ancora molto lontana. Il nuovo premier sarà chiamato a percorrere questa strada cercando, per quanto possibile, di non imporre ulteriori sofferenze al portafoglio dei cittadini sloveni.

D. – Dei Paesi dell’ex-Jugoslavia, la Slovenia è stata quella che ha trovato fin da subito una maggiore stabilità, anche grazie al processo di integrazione con l’Ue. Oggi, Lubiana come si pone nei confronti dell’Europa?

R. – Il sentimento verso l’Ue è un sentimento particolare da parte della Slovenia perché ha sempre vissuto il proprio essere parte dell’Europa: economicamente e culturalmente la Slovenia non mette in discussione il suo essere europea. Certamente, alcune richieste della politica di Bruxelles non sono state molto apprezzate dai cittadini, però il sentimento europeo non viene messo in discussione proprio perché i vincoli culturali, storici ma anche di fede della Slovenia rappresentano un’unità a cui tutto il popolo sloveno fa riferimento. Fanno parte proprio dell’humus di questa terra.








All the contents on this site are copyrighted ©.