2014-07-09 11:44:00

Vescovi del Venezuela: sconfiggere il pessimismo e dare speranza


“E' triste vedere il progressivo deterioramento delle istituzioni e della convivenza tra i cittadini. Si è persa la fiducia. L'immagine che appare non è più quella dell'abbraccio fra fratelli, e la nota più grave è la divisione interna dei principali settori. Il Paese è diventato un puzzle difficile da comporre. Più di 9 milioni di venezuelani vivono in estrema povertà. Il dialogo tra governo e opposizione è stato solo un evento contingente, senza proiezioni o conseguenze. Si è congelato senza risultati”. Con queste considerazioni il presidente della Conferenza episcopale del Venezuela (Cev), mons. Diego Rafael Padrón Sánchez, arcivescovo di Cumaná, ha aperto i lavori dell’Assemblea plenaria della Cev, lunedì scorso a Caracas.

Mons. Padrón Sánchez è stato molto schietto, denunciando che “testimonianze di tutti i settori della nostra società (studenti, politici e gente comune), fanno sapere che in Venezuela non sono rispettati i diritti umani e la Costituzione e le leggi non sono l'ultima parola nella gestione della giustizia, mentre invece lo sono la discrezione dei giudici e dei funzionari, e i loro interessi a mantenere il potere, i privilegi e il controllo politico della situazione".

L’arcivescovo di Cumaná ha comunque indicato dei segni di speranza: “il Paese chiede il dialogo, la comprensione e la saggezza. Un dialogo che non sia solo un meccanismo per placare la protesta, ma che sia autentico, con un ordine del giorno noto che porti a risultati tangibili. Il dialogo non è alternativo alla protesta pacifica, ma al disagio sociale e alla violenza. Il Paese non è tranquillo, si vive nella tensione. Nonostante tutto, nessuno può negare che il Venezuela sia una nazione con molte risorse umane e con dei valori morali. È necessario sconfiggere il pessimismo e far crescere la speranza. Siamo un popolo di credenti, in maggioranza cattolici". (R.P.)








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