2014-07-08 15:25:00

Somalia: 25 anni fa l'omicidio di mons. Colombo, vescovo di Mogadiscio


25 anni fa l’omicidio in Somalia del vescovo di Mogadiscio, Pietro Salvatore Colombo, sacerdote francescano, da 42 anni nel Paese africano, dove il 9 luglio 1989 venne ucciso con un colpo di pistola al cuore, fuori della Cattedrale da un assassino ignoto. Roberta Gisotti ha intervistato mons. Giorgio Bertin, attuale amministratore apostolico di Mogadiscio, che domani pomeriggio alle 18 celebrerà una Messa in memoria di mons. Colombo, nella cittadina natia di Carate Brianza, nella diocesi di Milano:

Vescovo con il saio e i sandali che non aveva mai smesso di indossare, pastore mite e generoso. L’omicidio di mons. Colombo, aveva 67 anni, è rimasto insoluto. Le sue esequie si svolsero quasi in segreto. Tra i pochi presenti, c’era mons. Bertin:

R. - Le esequie furono circa una settimana dopo. Avvennero nel contesto di una situazione difficile per il Paese in quel momento, che aveva imposto anche il coprifuoco a Mogadiscio. Dunque il funerale avvenne proprio di sera, durante il coprifuoco con pochissime persone: noi che abitavamo nella Cattedrale e le suore vicine. Non si conosce ancora il motivo dell’omicidio, non si sa ancora chi lo commise e chi erano i mandanti, anche se c’è qualche sospetto.

D. - Si disse che ad uccidere mons. Colombo fossero stati gli islamici. Ma lei mons. Bertin ipotizzò responsabilità governative e dell’allora capo di Stato Siad Barre….

R. - Sì, è vero perché non aveva - a mio parere - le caratteristiche di un omicidio organizzato da elementi estremisti islamici. Per esempio, l’atto è stato compiuto da un professionista che non ha accompagnato l’azione da esclamazioni tipicamente islamiche. Ecco perché mi diressi verso chi stava al potere, perché forse pensavano di salvare la situazione, di attirare l’attenzione soprattutto dei Paesi occidentali che stavano abbandonato la Somalia come a dire: “Guardate, se voi ci abbandonate, finiamo in mano all’estremismo islamico”. Tuttora continuo a pensarla un po’ in questo modo.

D. - Non passò molto tempo e anche la Cattedrale fu saccheggiata …

R. – Sì, esattamente un anno e mezzo dopo. Il 9 gennaio del 1991 nel contesto della guerra civile, tutti gli edifici pubblici, ambasciate dove non ci si poteva difendere, vennero saccheggiate e la Cattedrale data alle fiamme.

D. - Dopo 25 anni che cosa è cambiato in Somalia?

R. - Poco è cambiato. Continuano le instabilità, continua l’insicurezza, anche se in quest’ultimo anno e mezzo, ma anche in precedenza, si è tentato di far rinascere le istituzioni statali. Io sono stato a Mogadiscio all’inizio di giugno: le istituzione statali nate sulla carta, non hanno ancora un grande potere e non hanno ancora - penso - l’avvallo pubblico da parte della popolazione.

D. - Lei, eccellenza, è costretto a risiedere fuori dalla Somalia, a Gibuti …

R. - Più che costretto - visto che nel frattempo sono stato nominato vescovo di Gibuti - questa è diventata la mia residenza. Ma in quanto amministratore apostolico, e successore di mons. Salvatore Colombo, io ho il dovere di continuare a seguire la Somalia, solo che in questo momento non è possibile aprire una nostra sede permanente a causa dell’instabilità e in questo momento anche per un motivo di natura ideologico-religiosa islamista. É chiaro che noi rappresenteremmo un ottimo bersaglio e anche un’ottima ragione contro la  rinascita dello Stato, perché secondo loro sarebbe uno Stato traditore della religione, della tradizione musulmana somala.

D. - Lei è preoccupato di questa avanzata del fondamentalismo islamico?

R. - Sono preoccupato perché questo impedisce alla Chiesa di avere una presenza più continua al di là di visite rapide ed interventi attraverso la nostra Caritas in Somalia. Rimango preoccupato soprattutto perché la maggior parte della popolazione ha bisogno che uno Stato rinasca per poter ricominciare a lavorare; penso per esempio agli agricoltori ed anche agli allevatori. Tutte queste attività economiche, chiaramente a causa dell’insicurezza e della mancanza dell’istituzione statale, sono state direttamente colpite.








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