2014-07-08 17:20:00

Rapporto sui diritti globali:"Dopo la crisi, solo la crisi"


Gli effetti della crisi sono al centro del rapporto sui diritti globali 2014, presentato a Roma a cura dell’Associazione Società Informazione Onlus. Un bilancio a tinte fosche di questi ultimi anni di crisi in cui le disuguaglianze sociali sono aumentate: nel mondo sono 200 milioni le persone che sopravvivono con meno di due dollari al giorno, mentre i ricchi del pianeta solo nel 2013 hanno accresciuto la loro ricchezza di 46 miliardi di dollari.  Il servizio di Maria Gabriella Lanza.

Ventisette milioni di disoccupati in Europa e 124 milioni a rischio di esclusione sociale. Sono solo alcuni dei dati del rapporto sui diritti globali 2014. Una vera catastrofe sociale, secondo i curatori del rapporto, da cui non si salva neanche l’Italia.  Tra il 2012 e il 2013 sono stati persi più di 400.000 posti di lavoro, come racconta Danilo Barbi segretario nazionale di Cgil.

"La crisi ha avuto effetti catastrofici, soprattutto sul lavoro, sulle condizioni di autonomia e di libertà delle persone che lavorano o delle persone che cercano lavoro. Bisogna cambiare radicalmente le politiche economiche perché quelle, ad iniziare dalla austerità europea ma anche di altre politiche fatte dai governi italiani, non stanno funzionando".

La crisi globale ha colpito soprattutto i paesi più poveri: negli ultimi sette anni sono oltre 10 mila i migranti morti nel tentativo di sfuggire alla miseria per entrare in Europa. Come spiega Don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento Comunità di Accoglienza.

"Si è continuato a vedere l’emigrazione o la ricerca di asilo solo come un problema di sicurezza sociale. In realtà abbiamo riempito il mare di morti".

Qualche notizia positiva però c’è: 160 paesi hanno abolito la pena di morte. Ma la mancanza del reato di tortura nel nostro codice penale rimane secondo Alessio Scandurra di Antigone un capitolo dolente.

"L’Italia è uno dei pochi paesi in Europa a al mondo che non ha un reato di tortura. Oggi c’è un disegno di legge in Parlamento. Noi speriamo che l’attenzione resti alta e che questa volta sia quella buona". 








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