2014-07-08 12:52:00

P. Zollner: incontro col Papa significativo per vittime abusi


Un evento commovente e profondamente significativo: così il padre gesuita Hans Zollner, membro della Pontificia Commissione per la protezione dei minori, ha commentato l’incontro del Papa in Vaticano con sei vittime di abusi da parte di esponenti del clero. Il sacerdote tedesco ha partecipato come traduttore al colloquio personale tra Francesco e due vittime provenienti dalla Germania. Ascoltiamo la sua testimonianza al microfono di Bernd Hagenkord:

R. - Posso dire che è stata veramente una esperienza molto densa, ricca, profonda, che mi ha commosso molto, per la sincerità con cui queste vittime si sono preparate, per il grande ascolto che il Santo Padre ha dato loro, per le parole che si sono scambiati e per l’opportunità di aprire la possibilità di un inizio di riconciliazione.

D. - Ci sono voci critiche che dicono che questo sia un semplice “simbolismo”. Come contribuisce un tale incontro al processo nella Chiesa per affrontare questi problemi?

R. - Io non vedrei male la parola “simbolo” o “simbolismo”. Vedrei male la parola “attivismo”. Ma questo è stato il contrario dell’attivismo ed è stato un fortissimo simbolo il fatto che il Successore di San Pietro, accanto alla Basilica di San Pietro, ascoltasse con il cuore, le orecchie e gli occhi, molto aperti, le persone che sono state violentate, le persone che hanno sofferto tremendamente, terribilmente, per mano dei sacerdoti. E il fatto di essere consapevole, di essere presente alla loro sofferenza e al loro dolore, certamente, non è solo un simbolo. Io posso testimoniare che per loro è cambiato qualcosa, è stato, in un certo senso - se vogliamo essere teologici - un sacramento: cioè qualcosa che nell’agire ha trasformato anche la realtà, la loro realtà. Perché alcuni hanno anche espresso che questo ha significato un cambio di atteggiamento e di sentimento profondo verso la loro storia, che non può essere sradicata, non può essere cancellata, ma che adesso possono vedere con altri occhi, con maggiore libertà, con una maggiore speranza.

D. - Lei fa parte della Pontifica Commissione per la protezione dei minori. C’è stato un incontro domenica e il prossimo incontro sarà in ottobre: quali saranno i prossimi passi?

R. - Innanzitutto abbiamo parlato molto di possibili altri membri della Commissione, che non è ancora completa, perché dall’inizio volevamo avere anche una rappresentanza significativa da altri continenti. Vorremmo anche partecipanti, possibilmente, dall’Africa, dall’Asia, e dall’Oceania. Poi dobbiamo parlare della struttura, del modo con cui questa Commissione potrà agire e a chi fa capo. Ci sono questioni molto concrete: per esempio, qualcuno che in ufficio organizzi questi incontri. L’ultimo punto di cui abbiamo parlato a lungo è la composizione dei gruppi di lavoro - perché la Commissione come tale non potrà radunarsi spesso, soprattutto quando sarà composta da 14, 15 membri provenienti da tutto il mondo - che potranno svolgere il loro lavoro nell’ambito dell’educazione, della prevenzione, per le questioni giuridiche o per le questioni concernenti la formazione di sacerdoti. Andranno avanti per conto loro e poi faranno relazioni, dovranno fare rapporto sul loro lavoro alla Commissione e questa probabilmente riferirà al Pontefice. Per cui, abbiamo individuato tantissimi temi. Adesso aspettiamo ancora questi nuovi membri ma posso dire che qualche gruppo di lavoro è già all’opera. Abbiamo cominciato con cose che, credo a breve termine, potranno essere anche conosciute e potranno aiutare la Chiesa - come ha detto lo stesso Santo Padre - a implementare le pratiche migliori che si conoscono nel mondo.








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