2014-07-05 15:39:00

Bonanni: sì investimenti, no promesse dalla politica


Il Papa ha chiesto un patto per il lavoro. Una vera urgenza considerato che a maggio la disoccupazione ha toccato il 12,6%. Il governo sta cercando di reagire all’emorragia di posti anche attraverso la Garanzia Giovani. Ma quali atti concreti dovrà garantire questo ‘patto per il lavoro’? Alessandro Guarasci lo ha chiesto al segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni

R. - Deve passare attraverso un’alleanza tra governanti locali e nazionali, politica, parti sociali: tutti quei soggetti che, attraverso i propri concordati comportamenti, possono far diventare i nostri territori più accattivanti per gli investitori stranieri e italiani. E questo perché i giovani e le persone che hanno perso il lavoro possano averne per la loro stessa dignità, per poter sostenere le loro famiglie. Ma per ottenere i posti di lavoro ci vogliono investimenti e per avere investimenti bisogna mettere in ordine i nostri territori. Tanto rumore nei piani alti della politica, ma nessun mai scende dalle scale.

D. - Il Papa ha anche parlato del lavoro domenicale: in Italia si è spinto troppo sul lavoro domenicale, soprattutto di fronte poi a un netto calo dei consumi?

R. - Sì! Si è andati molto oltre per conformismo. Il Papa giustamente ha detto: oltre i lavori indispensabili, come quelli degli ospedali; come quelli della ristorazione, aggiungo io, nei posti di turismo più importanti e altre situazioni particolari, non credo che ci sia bisogno di lavorare anche nel giorno del riposo.

D. - Il Patto sul lavoro di cui parlava il Papa, può, secondo lei, passare anche attraverso la Garanzia Giovani oppure rischiamo solo di creare illusioni?

R. - La garanzia, i giovani ce l’hanno se, insisto!, ci sono investimenti da parte di investitori stranieri e italiani. I governanti devono smetterla di promettere cose che sanno di non poter mantenere, se non occupandosi davvero dai gangli vitali dell’economia.

D. - Bisogna tornare a parlare anche di flessibilità: c’è qualcuno che chiede una nuova revisione dell’art. 18…

R. - Le flessibilità in Italia sono davvero tante… Il problema vero delle flessibilità è che devono essere pagate a sufficienza, con contribuiti a sufficienza. Quello che purtroppo noi abbiamo è una flessibilità che spesso si tramuta in precarietà per effetto di un mal pagamento della stessa. La flessibilità ha bisogno di essere pagata meglio e invece, spesso, in Italia la flessibilità è pagata poco, e chi non è flessibile è pagato di più. Su questo bisogna impegnarsi! Non vedo chiarezze all’orizzonte… 








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