2014-07-01 13:56:00

Medio Oriente, ragazzi uccisi: dialogo unica risposta all'odio


"Per comprendere il significato di questo crimine esecrabile e inaccettabile, come lo ha definito il portavoce vaticano, dobbiamo considerare che Hebron è il luogo della sofferenza per eccellenza". Giorgio Bernardelli, giornalista della redazione della rivista Mondo e Missione del Pime, esperto di Medio Oriente, riflette sul ritrovamento dei corpi dei tre giovani seminaristi israeliani, il cui rapimento lo scorso 12 giugno, nei pressi di Hebron, aveva generato una vasta mobilitazione popolare in tutto il Paese.

"Non credo sia stato un omicidio studiato a tavolino per motivi politici, ma un gesto criminale improvviso, generato da quell'odio etnico e religioso tipico di quella regione. Hebron - spiega - è il luogo della tomba di Abramo e dovrebbe quindi rappresentare la radice comune alle tre religioni monoteistiche, ma la storia degli ultimi 90 anni lo ha trasformato nel luogo della violenza e delle stragi". "Il massacro del 1929, in cui persero la vita 67 ebrei, e quello del 1994, in cui morirono 29 arabi. Un posto dove tutte le contraddizioni di un conflitto che si trascina da tempo, senza riuscire a sciogliere i suoi nodi, sono andate nel tempo incancrenendosi, creando un odio e una conflittualità che ormai è una scheggia impazzita che nessuno sembra in grado di controllare". 

Dopo il ritrovamento dei corpi dei seminaristi il premier israeliano Netanyahu ha affermato che a ucciderli è stata Hamas e che l'organizzazione islamica, la pagherà. "Ora c'è un vento che soffia che è quello di una risposta militare molto forte da parte di Israele - commenta Bernardelli -  ma ancora di più inquieta il contesto generale della regione in cui si svolgono questi fatti". "Tutto il Medio Oriente, dall'Iraq alla Siria, all'Egitto, è scosso dalla violenza. E, davvero, aprire un altro fronte a Gaza potrebbe avere conseguenze devastanti e aggiungere a violenza altra violenza".

"E' molto difficile ragionare a caldo di fronte a un delitto così drammatico e invitare alla moderazione chi è stato colpito in maniera così dura. Ma, in qualsiasi tipo di risposta, deve esserci uno sguardo prospettico, lungimirante, che non può essere quello della vendetta". "I cambi di regime imposti con la forza sono infatti sempre molto pericolosi", aggiunge Bernardelli. "Spazzare via Hamas da Gaza può essere un obiettivo immediato, ma bisogna anche chiedersi cosa accadrà dopo in quel territorio. Quello che sta accadendo nel vicino Iraq dovrebbe costituire un segnale di allarme da questo punto di vista". "Non c'è altra via oltre quella del dialogo che porti ciascuno ad assumersi le proprie responsabilità davanti alla violenza, dando risposte costruttive e andando alla radice dell'odio che si esprime in maniera così brutale", conclude. "Non c'è un'altra strada. Altrimenti il Medio Oriente continuerà a scivolare lungo un piano inclinato che può portare verso abissi mai visti prima". 








All the contents on this site are copyrighted ©.