2014-06-30 15:05:00

Nigeria: in preghiera per la pace, la testimonianza di mons. Kaigama


Proseguono le violenze in Nigeria, specie contro i cristiani, da parte del movimento islamico fondamentalista Boko Haram. Una cinquantina le vittime, ieri, degli attacchi contro le chiese – incendiate e distrutte – in quattro villaggi nello Stato del Borno nel Nord-Est del Paese, epicentro da cinque anni della rivolta armata dei guerriglieri musulmani e dove è in corso un’offensiva delle forze di sicurezza governative. In questa dolorosa situazione, la Chiesa nigeriana ha lanciato, a partire da domani, un semestre di preghiera per riportare la pace nel Paese. Roberta Gisotti ha intervistato mons. Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos:

D. – Eccellenza, come stanno vivendo i cristiani questo periodo drammatico?

R. – E’ molto duro per noi: guardando alla situazione della sicurezza, ci troviamo di fronte al terrorismo che sta aumentando nella frequenza e si sta diffondendo in diverse parti del Paese, specialmente ad Abuja ed in altre città. Noi vescovi cattolici della Nigeria abbiamo chiesto a tutti di rivolgersi alla preghiera: è una forza molto importante, considerando che nonostante tutte le iniziative del governo, questi terroristi continuano a fare azioni orribili. Così abbiamo indetto un’iniziativa nazionale, chiedendo a tutti i cattolici di venire ad Abuja, a novembre, per pregare insieme. Abbiamo chiesto anche a tutte le famiglie di pregare ogni sabato sera il Rosario, chiedendo aiuto a nostra Madre, Maria: siamo sicuri che lei possa intercedere per noi e che la situazione possa cambiare. Abbiamo anche chiesto di fare un’Adorazione Eucaristica ogni domenica, insieme al Rosario, con i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, i laici, i giovani … tutti insieme, pregando per la sicurezza in Nigeria, e perché il governo sia guidato a fare tutto il possibile affinché possiamo avere la pace e la serenità come cittadini.

D. – Qual è il piano del governo e del presidente Goodluck Jonathan, per fronteggiare questa rivolta armata? Ci sono trattative per la liberazione delle oltre 200 studentesse rapite da Boko Haram? Sappiamo che ci sono stati anche altri rapimenti di decine di persone, nei giorni scorsi …

R. – Il presidente dice sempre che presto le ragazze saranno liberate, ma ormai sono oltre due mesi che sono imprigionate … Non sappiamo quando riusciremo a vedere questa liberazione della quale parla il presidente. Però, la situazione è difficile: queste persone sono terroristi. Sarà difficile liberare queste ragazze senza conseguenze terribili. Siamo contenti di avere aiuto dagli Stati Uniti, dall’Europa ma la situazione è ancora grave. Secondo me, non è facile vincere questo terrorismo: vediamo che ogni giorno c’è distruzione e ci sono morti. Questa volta non è una questione di Nord contro Sud, non è una faccenda di musulmani contro cristiani: è una questione diabolica contro l’umanità. Per questo noi cerchiamo di essere uniti, Nord e Sud, musulmani e cristiani per tener testa a questo terrorismo che ci dà tanto, tanto dolore.








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