2014-06-29 13:57:00

Ucraina, Georgia, Moldavia più vicine all’Ue


Ucraina, Georgia e Moldavia sono più vicine all'Europa: la firma dell'accordo di associazione con l’Ue, al vertice dei giorni scorsi, viene definito storico nei tre Paesi dell’Est. In sostanza comporterà la riduzione dei vincoli commerciali e l’introduzione di riforme democratiche, in cambio del supporto politico ed economico da parte degli Stati europei. Le trattative per l’introduzione di questi accordi vanno avanti da anni. Sono gli stessi accordi che a febbraio l’allora presidente dell’Ucraina, Yanukovich, si è rifiutato di firmare dietro le pressioni della Russia, innescando le accese proteste di piazza e l’attuale delicatissima situazione nel Paese. Del valore degli accordi di associazione, Fausta Speranza ha parlato con l’economista Paolo Guerrieri, docente all’Università La Sapienza di Roma:

R. – Questi accordi hanno una valenza economica ma, è inutile nasconderselo, hanno una grande, forte, valenza anche politica, perché per Paesi come l’Ucraina, come la Georgia, come la Moldavia, vogliono dire il rafforzamento di legami che sono economici ma anche politici. E l’Europa che firma questi accordi, deve anche assumersi la responsabilità che ne discende. Innanzitutto, in termini economici e quindi non voltandosi dall’altra parte quando si tratta di stanziare le risorse che sono necessarie. E poi anche a livello politico. Nel vertice - e lo considero positivo – certamente non si è dichiarato guerra a nessuno ma si è mandato un messaggio chiaro alla Russia e a Putin a proposito di accordi e di patti internazionali. O si rispettano oppure i Paesi dell’Unione europea andranno avanti con una linea di riforme molto dura, che per la Russia  e per Putin vogliono dire molto. Questa cosa che le sanzioni non hanno avuto modo di incidere è una cosa sostenuta ad arte da chi non le vuole far varare. In realtà, le sanzioni, soprattutto queste di tipo “tre”, come sono state dette, cioè che bloccano rapporti tra banche, che bloccano fondi, sono molto penalizzanti per la Russia.

D. - Dal punto di vista economico è senz’altro una grandissima sfida e una grandissima opportunità per l’Unione europea avere a che fare con questi Paesi …

R. – Questi contratti di associazione - associazione intesa come partenariato economico - sono molto impegnativi e sono anche molto importanti perché sono stati strumenti di cambiamento poi per i Paesi che li hanno già siglati. Naturalmente, questi cambiamenti sono sul piano economico ma sono anche sul piano istituzionale e da questo punto di vista rafforzano all’interno la capacità di competere, ma anche la capacità di crescere di questi Paesi. Però abbiamo visto nel caso dell’Ucraina che il discorso poi più importante riguarda la possibilità di accompagnare questi accordi anche con una serie di azioni che sono al di là di un vero e proprio accordo di associazione-partenariato, ma in qualche maniera sono molto vicini al confine di un rapporto scambievole vero e proprio tra Unione europea e nuovi Paesi di confine. E’ un territorio nuovo, bisogna muoversi con una grande capacità, da un lato diplomatica, ma dall’altro anche tecnico-economica. Questo naturalmente significa solo una cosa: l’Unione europea deve avere una politica estera, internazionale, che non sia una politica di tanti Paesi ma che sia sempre di più la politica di una grande area. Area che, ci piaccia o meno, ha una grande influenza.

D. – Diciamo che si tratta di un vero e proprio braccio di ferro anche sul piano economico con la Russia, cioè tra Unione europea e Russia?

R. – Non c’è dubbio che da questo punto di vista la Russia mira in qualche modo - lo ha detto esplicitamente, ma lo ha fatto anche capire con gli atti - a fare in modo che questi Stati restino dipendenti da una sua sfera di influenza che poi sappiamo, soprattutto, è una sfera che si muove nel campo delle forniture energetiche, dei rapporti quindi a livello di petrolio e gas. Però, da questo punto di vista è una sfida che si può raccogliere se sapremo in qualche modo muoverci sui due terreni che abbiamo detto, quello economico e quello politico-istituzionale. Questa è una sfida che può andare a beneficio dei Paesi interessati.








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