2014-06-27 12:38:00

Omicidio stradale, a che punto è la legge?


Ravenna, Jesolo, Reggio Emilia, Bologna: 4 bambini in 5 giorni sono stati investiti e uccisi sulle strade italiane. Sono eventi drammatici che fanno tornare d’attualità la possibilità di introdurre il reato di omicidio stradale. Le associazioni che, attraverso un lavoro comune, hanno elaborato una proposta di legge in materia si aspettano una risposta rapida dalle istituzioni. Gianmichele Laino ha intervistato Stefania Guarnieri, presidente dell’Associazione Lorenzo Guarnieri:

R. - Siamo al punto di attendere che lo Stato italiano faccia qualcosa. Noi chiediamo l’introduzione di questo reato da tre anni: abbiamo raccolto quasi 80 mila firme in pochissimo tempo. Crediamo che forse ancora non si riesca a percepire, nonostante i numeri - e gli ultimi giorni lo dimostrano - la gravità di questo problema. Noi come Associazione “Lorenzo Guarnieri”, insieme a tante altre associazioni, ci occupiamo di sicurezza: occuparsi di sicurezza vuol dire fare tante cose e fra queste anche modificare la legge attuale. Ma bisogna fare anche tante altre cose, perché i casi degli ultimi giorni dimostrano che in molti parti d'Italia abbiamo ancora attraversamenti pedonali realmente poco visibili e quindi bisogna lavorare anche molto sulla prevenzione e su questi aspetti. La nostra proposta si è concentrata su dei casi che sono molto importanti e molto numerosi: quelli cioè di persone che si mettono alla guida in stato di alterazione.

D. - Perché, pur essendo previsto per casi del genere il reato di omicidio colposo, i giudici difficilmente arrivano a infliggere una pena che si avvicini al massimo previsto?

R. - Attualmente, l’aggravante dell’alcool e della droga prevede condanne da 3 a 10 anni. Queste però sono pene teoriche. Sono solo quelle scritte sul Codice penale. Poi, la realtà è diversa: primo perché effettivamente il giudice non parte mai dalla pena massima e poi, in secondo luogo, agiscono tutta una serie di sconti: lo sconto maggiore è quello del rito abbreviato. In questo modo - via via con gli sconti e poi mettiamoci le condizionali - si arriva a delle pene che sono sempre inferiori ai tre anni. Con una pena inferiore ai 3 anni nel nostro Paese non si entra in carcere, perché abbiamo il problema del sovraffollamento delle carceri.

D. - Quali sono i punti salienti della proposta di legge che introdurrebbe nel Codice penale italiano il reato di omicidio stradale?

R. - Ci sono più proposte. La nostra si basa su quattro punti. Il primo è di introdurre proprio una fattispecie nuova che si chiama “omicidio stradale”. Chiediamo - seconda cosa - un aumento delle pene e quindi che si passi dagli attuali 3-10 anni a 8 (la pena minima) a 18 anni (la pena massima). Terzo punto, chiediamo l’arresto in fragranza di reato, che oggi non è previsto, e - quarto punto - l’ergastolo della patente e cioè se la persona o ubriaca o drogata uccide guidando, non deve più guidare. Oggi, invece, perché la patente sia ritirata in modo definitivo una persona deve uccidere due volte in due episodi distinti.

D. - Il primo firmatario della proposta di legge è il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Siete fiduciosi che questa vostra battaglia riesca ad andare in porto?

R. - Matteo Renzi ha firmato quando era sindaco di Firenze: la proposta è partita qui, da Firenze. E’ stata lanciata da noi, dall’Asaps (Associazione amici e sostenitori della polizia stradale)  e dall’Associazione Gabriele Borgogni. Poi, il caso ha voluto che Matteo Renzi diventasse presidente del Consiglio e quindi ci sono le condizioni migliori. Ecco perché questa proposta possa andare avanti. Quest’anno qualche cosa ci aspettiamo. Noi vogliamo credere che una legge ci sarà…








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