2014-06-26 12:15:00

Papa Francesco alla Roaco: coltiviamo la pace a più mani


Una pace “coltivata a più mani”, che “può risorgere sempre” perché donataci da Cristo. È l’auspicio di Papa Francesco, ricevendo i partecipanti all’87.ma assemblea plenaria della Roaco, la Riunione delle opere per l’aiuto alle Chiese orientali, conclusasi oggi. Il pensiero del Pontefice è andato in particolare alla Siria, all’Iraq, alla Terra Santa e al Vicino Oriente, all’Ucraina e alla Romania. Il servizio di Giada Aquilino:

La pace è sicura “solo se è coltivata a più mani”. Lo ha ricordato Papa Francesco ai partecipanti alla plenaria della Roaco, rammentando prima il pellegrinaggio che a fine maggio lo ha portato in Terra Santa e poi l’incontro di preghiera per la pace e l’ulivo piantato nei Giardini Vaticani l’8 giugno scorso, con i presidenti israeliano Peres e palestinese Abbas, alla presenza del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I:

“La vera pace, quella che il mondo non può dare, ce la dona Gesù Cristo. Perciò, nonostante le gravi ferite che purtroppo subisce anche oggi, essa può risorgere sempre”.

Perché “chi si impegna a coltivare – ha aggiunto - non deve però dimenticare che la crescita dipende dal vero Agricoltore che è Dio”. Salutando il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il Pontefice ha rinnovato l’abbraccio a tutte le Chiese d’Oriente e ringraziato per la loro collaborazione al “cantiere della pace”, con l’unità e la carità: con esse infatti “i discepoli di Cristo - ha proseguito - coltivano la pace per ogni popolo e comunità vincendo le persistenti discriminazioni, a cominciare da quelle per cause religiose”.

Il Papa ha ancora sottolineato come dal proprio viaggio apostolico in Giordania, Territori palestinesi e Israele siano scaturiti grande consolazione e grandi incoraggiamento e responsabilità, “affinché - ha aggiunto - proseguiamo il cammino verso la piena unità di tutti i cristiani e anche il dialogo interreligioso”. Il Santo Padre ha quindi pregato perché il pellegrinaggio “porti frutti abbondanti”. “I primi chiamati a coltivare la pace - ha riflettuto il Papa - sono proprio i fratelli e le sorelle d’Oriente, con i loro pastori:

“Sperando a volte contro ogni speranza, rimanendo là dove sono nati e dove fin dagli inizi è risuonato il Vangelo del Figlio di Dio fatto uomo, possano sperimentare che sono ‘beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio’”.

Il Pontefice ha quindi pregato affinché questi fratelli “possano avere sempre il sostegno della Chiesa universale”, per conservare una certezza:

“Il fuoco della Pentecoste, la potenza dell’Amore, può fermare il fuoco delle armi, dell’odio e della vendetta. Le loro lacrime e le loro paure sono le nostre, come del resto la loro speranza! A dimostrarlo sarà la nostra solidarietà, se riuscirà ad essere concreta ed efficace, capace di stimolare la comunità internazionale in difesa dei diritti dei singoli e dei popoli”.

Il pensiero del Papa è andato poi direttamente alle comunità cristiane d’Oriente:

“In particolare ai fratelli e alle sorelle della Siria e dell’Iraq, ai loro Vescovi e Sacerdoti, esprimo insieme con voi la vicinanza della Chiesa Cattolica. E la estendo alla Terra Santa e al Vicino Oriente, ma anche all’amata Ucraina, nell’ora tanto grave che sta vivendo, e alla Romania, alle quali vi siete interessati nei vostri lavori”.

L’esortazione è stata quella “a continuare l’impegno profuso” a favore di tali realtà:

“Il vostro soccorso nelle nazioni più colpite può rispondere a necessità primarie, specialmente dei più piccoli e deboli, come dei molti giovani tentati di abbandonare la patria d’origine. E poiché le Comunità Orientali sono presenti in tutto il mondo, voi cercate di portare sollievo e sostegno ovunque ai numerosi profughi e rifugiati, restituendo dignità e sicurezza, col dovuto rispetto per la loro identità e libertà religiosa”.

Infine, ma non ultimo, l’incoraggiamento del Papa per la formazione delle nuove generazioni e degli educatori e l’invito a dare “priorità” alla famiglia, sull’esempio della Santa Famiglia di Nazareth e in vista del prossimo Sinodo dei vescovi sul tema.








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