2014-06-25 15:09:00

Ucraina. Mosca revoca possibilità di intervento armato


Non regge la tregua in Ucraina, violata dai separatisti filorussi, che ieri hanno abbattuto un elicottero delle forze di Kiev. E il presidente Poroshenko minaccia di interrompere il cessate-il-fuoco annunciato venerdì unilateralmente. Intanto, a Mosca il Senato, su sollecitazione di Putin, ha stabilito la revoca dell’autorizzazione a un eventuale intervento delle Forze armate russe in Ucraina. Una notizia positiva, alla quale però segue la richiesta della comunità internazionale al presidente russo perché eserciti pressioni sui separatisti inducendoli a ridurre la violenza. Francesca Sabatinelli ha chiesto un commento a Serena Giusti, ricercatrice della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, ricercatrice dell’Istituto studi di politica internazionale ed esperta di Europa orientale:

R. - Precisamente, un fattore positivo è che ci sia un piano di pace, che le parti si stiano consultando, stiano negoziando e ci siano le diplomazie a lavoro, perché questo piano di pace viene fuori anche attraverso pressioni o contributi della Nato, dell’Osce e dell’Unione Europea e della stessa Russia. Quindi, il fatto positivo, al di là di chi rispetta o meno, è che la strada intrapresa sia quella del dialogo. Sul cessate-il-fuoco, è un cessate-il-fuoco molto difficile, perché i separatisti non fanno capo ad un unico leader, ma sono tra di loro anche molto diversi, spesso non comunicano… Quindi, sarà comunque difficile poter arrivare a un cessate-il-fuoco e convincere i separatisti a intraprendere questa via della pacificazione che implica sostanzialmente poi non aderire alla Russia.

D. - Questo, quindi, in qualche modo chiude alla possibilità di qualsiasi previsione di pace…

R. - La pace è più difficile. Poi, ci sono vari fattori: uno è capire quante divisioni ci siano all’interno dei separatisti e quale posizione essi abbiano. Un altro fattore è capire l’influenza che può esercitare la Russia sui separatisti, quanto controllo abbia o meno… Mi pare che nell’ultimo periodo, forse questo controllo non sia stato così forte da parte della Russia proprio perché non riesce a esercitarlo. Questo potrebbe essere un fattore di debolezza, perché se la Russia ritiene che debba andare per un accordo di pace, e non riesce a farlo rispettare dai separatisti, chiaramente l’applicazione sarà molto difficile. Altri fattori riguardano le prospettive che Poroshenko sarà in grado di offrire: si parla di un piano per la crescita economica della regione… Quindi, c’è una serie di incognite. Però, direi che ci sono dei segnali positivi che sono quelli del “mettiamoci intorno ad un tavolo e discutiamo”.

D. - Il fatto che il Senato russo, su indicazione di Putin, abbia revocato oggi l’autorizzazione a un eventuale intervento delle Forze armate di Mosca in Ucraina in che modo va letto? Quanto è positivo questo segnale?

R. - È positivo. Sono tutte mosse simboliche. Ciò non toglie che la Russia possa successivamente decidere un intervento. Poi, il fatto che non ci sia stato è sicuramente un atto simbolico, un atto di apertura della Russia, che mostra che non ha intenzione di ricorre alle armi per facilitare la secessione della regione. E' chiaro che la Russia in questo momento non abbia interesse a incamerare queste aree, ma abbia tutto l’interesse a porre sul tavolo dei negoziati il proprio peso e arrivare a un compromesso, a una situazione di pacificazione, anche perché l’obiettivo primario la Russia lo ha già raggiunto attraverso l’annessione della Crimea.

D. - Poroshenko secondo lei dovrebbe fare altri passi?

R. - Poroshenko dovrebbe cercare di avere il sostegno delle altre organizzazioni internazionali sia in termini politici che economici, perché la questione dell’Ucraina è anche una questione economica. Queste regioni hanno un’economia particolare, con tassi di disoccupazione molto alti, e una popolazione che credeva anche di poter aderire alla Russia sperando di avere dei benefici sostanzialmente economici. Quindi, diciamo che questo aspetto economico non va sottovalutato. Poroshenko deve anche trattare con la Russia e cercare di avere il suo consenso sul piano di sviluppo successivo a questa parte della Russia, soprattutto attraverso un decentramento del potere e maggiore autonomia. Diciamo che forse il maggior elemento di indeterminatezza e di criticità è proprio quello dello scarso controllo che gli altri hanno su queste forze e la frammentazione.








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