2014-06-25 13:10:00

Accordo sulle miniere in Sudafrica chiude sciopero di mesi


Si cerca faticosamente di tornare alla normalità nelle miniere di platino in Sudafrica. Dopo 5 mesi di agitazioni e una perdita economica stimata pari a un punto del prodotto interno lordo, si è concluso lo sciopero grazie a un'intesa tra il sindacato radicale Amcu e le associazioni padronali che non prevede il salario minimo di 12.400 rand (circa 800 euro), ma assicura buoni meccanismi di incentivazione. La regione più toccata è quella di Rustenburg, dove lavorano circa 70 mila persone per alcune tra le maggiori società mondiali di produzione del platino. Delle problematiche legate al settore minerario, Fausta Speranza ha parlato con l’africanista Aldo Pigoli, docente all’Università Cattolica:

R. - Ha costituito un brutto colpo per l’economia sudafricana, facendo perdere quasi un punto percentuale di pil al Paese, proprio per la rilevanza del settore minerario, di quello del’estrazione ed esportazione del platino in particolare. Sicuramente, c’è un aspetto macroeconomico rilevante. C’è poi un aspetto più di natura socioeconomica, ossia di come i diritti dei lavoratori sudafricani negli ultimi anni siano più volte emersi come un elemento di tensione a livello politico. Questo non è il primo, e molto probabilmente non sarà l’unico, episodio di scioperi, di crisi, legati appunto ad un settore - quello minerario - così delicato per quanto riguarda i diritti dei lavoratori. Ci sono già stati degli episodi nel 2012, anche molto più importanti proprio per le violenze e purtroppo le morti che hanno provocato. Emergono alcune dinamiche e la complessità del contesto sudafricano, dove, se da un lato possiamo vedere un Paese che nel panorama africano e subsahariano in generale, è tra i più democratici e dove il processo di democratizzazione procede e evolve - soprattutto dal 1994 in poi - dall’altro lato vediamo che la grande frammentazione etnica e socioeconomica del Paese è un elemento di tensione politica, non solo tra il partito principale l’Anc, il partito al potere - l’ex partito Mandela - e le altre forze politiche, ma anche all’interno della stessa Anc.

D. - In questo contesto, che peso ha - anche simbolico - il lavoro e le battaglie sindacali nelle miniere nella sfera sociale?

R. - Sicuramente, ha una grande valenza sia per il Sudafrica che per il contesto africano in generale. Negli ultimi anni, anche in altri Paesi dell’Africa subsahariana ci sono state numerose situazioni di tensione. Pensiamo, ad esempio, al vicino Zambia, dove i lavoratori nelle miniere hanno voluto rivendicare in maniera molto forte i loro diritti, soprattutto da un punto di vista di migliori condizioni di lavoro e un aumento dei salari. Il Sudafrica è un esempio. Quello che viene definito e verrà definito in Sudafrica potrà essere poi un punto di riferimento anche per gli altri Paesi. Sicuramente, possiamo vedere come un piccolo successo quello che è emerso con l’accorso che è stato recentemente stipulato, anche se è un primo passo. Ricordiamoci che l’accordo ha soddisfatto solo il 10% delle richieste in termine di aumento salariale che erano state inizialmente avanzate.

D. - In questo momento in cui il mondo è globalizzato - e pensando anche che il platino ovviamente è un materiale che viene venduto sul mercato mondiale - che domande bisogna farsi a livello di comunità internazionale in relazione alla questione platino? Quello delle condizioni nelle miniere non può essere un problema soltanto nel Sudafrica…

R. - No, è un problema sicuramente a livello internazionale. Noi ci stiamo muovendo in un panorama globale sempre più rapido e in evoluzione, dove gli scenari, che sono stati denunciati anche a livello di organizzazioni internazionali, sono quelli di uno sviluppo sempre più sperequato. Secondo me, non spetta alle industrie che hanno come punto di riferimento la massimizzazione dei profitti al di là dei discorsi di corporate responsability e tutto quello che è stato fatto negli ultimi anni; spetta alla politica definire delle regole a livello internazionale, ma soprattutto all’interno dei Paesi. Le istituzioni hanno in mano le regole del gioco sulle quali poi le aziende si adattano.








All the contents on this site are copyrighted ©.