2014-06-24 10:52:00

Vescovi Usa: no alle armi per rispondere alla crisi in Iraq


Preferire la diplomazia alle armi per risolvere la crisi in Iraq: è quanto raccomanda al governo degli Stati Uniti mons. Richard Pates, presidente della Commissione episcopale americana per la Giustizia e la pace. In particolare, in una lettera inviata a Susan Rice, consigliere per la sicurezza nazionale, il presule sottolinea che gli Stati Uniti hanno una responsabilità nei confronti del popolo iracheno. Per questo, il vescovo Pates esorta le istituzioni americane a fare tutto il possibile affinché i leader politici iracheni formino “un governo di unità”, in modo che i cittadini locali possano sentirsi inclusi nello sviluppo del Paese.

Ribadendo che tutti i gruppi etnici e religiosi dell’Iraq devono essere rappresentati nelle istituzioni nazionali e che è dovere gli Stati Uniti fare il possibile affinché si raggiunga questo traguardo, mons. Pates afferma: “La nazione americana ha una responsabilità particolare nei confronti della popolazione irachena: l’invasione e l’occupazione da parte degli Stati Uniti hanno scatenato conflitti interreligiosi e la crescita dell’estremismo, due conseguenze tragiche e non volute che si ripercuotono profondamente, ancora oggi, sulla popolazione locale”.

Al contempo, mons. Pates esorta a proseguire gli sforzi per giungere ad una soluzione politica anche in Siria, a tutela dei cristiani e delle altre minoranze. “Gli Stati Uniti – scrive il presule – dovrebbero lavorare con la comunità internazionale, inclusi Iran, Russia, Arabia Saudita e altri Paesi responsabili in Siria: è cruciale ottenere il cessate-il-fuoco, avviare negoziati seri, fornire assistenza umanitaria imparziale ed incoraggiare la costruzione di una società inclusiva nel Paese”. (A cura di Isabella Piro)








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