2014-06-24 13:26:00

Divorzi in Italia: la vicinanza della Chiesa alle coppie in crisi


Per la prima volta dal 1995 il numero delle separazioni e dei divorzi in Italia sembra registrare una battura d’arresto. Lo dice il rapporto diffuso dall’Istat che prende in considerazione l’anno 2012. Ad incidere su questo calo forse anche la crisi, i costi per lo scioglimento di un matrimonio, e il rivolgersi frequente delle coppie ad altri Paesi europei per accelerare le procedure. Il rapporto sottolinea tuttavia che a tenere di più sono le nozze celebrate in chiesa rispetto a quelle con il solo rito civile. Ma quali le cause maggiori che portano due coniugi a non voler più vivere insieme? Adriana Masotti lo ha chiesto a don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio della Conferenza episcopale italiana per la pastorale familiare:

R. – Diciamo una cosa: siamo in una società che non favorisce la comunione familiare, per tanti aspetti: tra questi, quello preminente, un vuoto di autentiche politiche familiari. Il segno forte di questi dati è che quando una famiglia si sgretola, i costi raddoppiano. E questa cosa, in un momento di crisi economica, sta facendo ripensare tanti che, magari di fatto, continuano ad essere separati in casa. Dobbiamo anche, però, cogliere tutto questo come un’opportunità di uno spazio in cui trasformare la separazione in una possibilità di rinnovata unione e, quindi, creare tutta una serie di sostegni, che attualmente mancano alla famiglia.

D. – Lei vuol dire che allo Stato "converrebbe" fare in modo che le famiglie rimangano unite?

R. – Quando una famiglia si spezza, i costi per lo Stato aumentano notevolmente, perché la famiglia è un fattore sociale, perché la famiglia è il vero segreto perché la persona si senta realmente custodita. Papa Francesco ce lo ha detto più volte. E’ proprio nella custodia dei coniugi, nel custodirsi tra loro, nel custodire i propri figli e anche nell’essere custoditi, quando sono anziani, dai figli: questa circolarità del dono è la vera sapienza del vivere. Allora, sostenere la famiglia vuol dire anche sostenere il futuro della società.

D. – L’Istat rivela che le unioni celebrate in Chiesa tendono a durare di più...

R. – La tenuta di un matrimonio religioso, per noi, significativamente, è anche data dalla grazia. Il rito del matrimonio attualmente dice: “Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele per sempre”. Ma questa grazia si trasforma anche in una rinnovata fraternità. Allora diciamo che chi si sposa in chiesa oggi, oltre ad avere una consapevolezza spesso maggiore, perché sono cresciuti notevolmente i percorsi sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia, oltre ad un accompagnamento vivo di tante famiglie, di una rete, scopre forse le ragioni vere di quella fedeltà da custodire, da conservare. Papa Francesco direbbe: “Permesso”; “Grazie”; “Scusa”, il vivere cioè quotidianamente questo atteggiamento continuo di custodia reciproca l’uno dell’altra e anche dei propri figli. Molti di coloro che fanno il percorso civile, di fatto, non hanno un vero accompagnamento, e dovremmo aiutare la società a colmare questo vuoto

D. – Ecco, a proposito di figli, un dato positivo, che emerge, è che oggi, molto di più rispetto al passato, l’affidamento dei figli è condiviso tra padre e madre. Questa è una buona cosa...

R. – Questa è una buona cosa, quando c’è la possibilità reale di poterlo fare, quando cioè è rimasto un atteggiamento reciproco di rispetto. Penso anche ad esempio ai “santi" avvocati, quando cioè c’è un accompagnamento il più possibile premuroso verso la conservazione di quell’unità nel rapporto di coppia, anche se non si sta più insieme, ma l’unità in vista dell’educazione dei figli, questo crea il grande fattore aggiunto di una possibile e maggiore serenità. E' il caso dell’affido congiunto che inoltre valorizza anche la necessità di entrambi i genitori come il soggetto primario dell’educazione.

D. – Che sensibilità e che impegno c’è da parte della Chiesa proprio per aiutare le coppie che sentono che le cose non stanno andando bene?

R. – Il Papa ci chiede questa Chiesa che deve curare i feriti con misericordia. E allora, oltre a tanti percorsi per persone che già vivono la separazione o il divorzio – ormai sono oltre un centinaio in tutta Italia – stanno nascendo tante esperienze in cui più soggetti si mettono insieme in una vera sinfonia della cura per le ferite, che produce un ottimo effetto. Penso, in questo caso, per esempio, ai consultori, soprattutto a quelli di ispirazione cristiana, ma penso anche ai servizi sociali, penso anche a gruppi di sposi che curano chi ha vissuto invece il fallimento del proprio matrimonio. La solitudine è il virus che trasforma una crisi in una terribile separazione. Io ho avuto esperienza viva di fidanzati, che avevano fatto percorsi anni prima e poi si sono sposati e hanno subito una crisi di matrimonio e si sono riaffacciati alla Chiesa, per chiedere con grande forza un aiuto. E questo aiuto è stato decisivo, perché avere intorno chi aiuta ad uscire dalla rabbia che acceca e poter rigenerare uno sguardo nuovo sull’altro, questo è fondamentale per superare la crisi.








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