2014-06-23 12:41:00

Arte e fede: un libro “riscopre” il pittore Biagio Biagetti


“Verità e Bellezza. La via pulchritudinis in Biagio Biagetti”. E’ il titolo del libro del nostro collega Paolo Ondarza, pubblicato dalla Aracne Editrice. Il volume si sofferma sul pittore marchigiano d’arte sacra vissuto a cavallo tra il XIX e XX secolo che fu anche direttore dei Musei Vaticani,  dello Studio Vaticano del Mosaico e fondatore del Laboratorio Vaticano del Restauro. Al microfono di Alessandro Gisotti, Paolo Ondarza racconta come è nata l'idea di questo libro e perché è importante “riscoprire” Biagio Biagetti:

R. – E’ nata da uno studio che ho condotto al termine del mio percorso universitario, è stata argomento di tesi di laurea, che poi ho avuto modo di rielaborare negli anni successivi cambiando il linguaggio, rendendolo quindi accessibile ad un pubblico più vasto. Inoltre, è nata da un mio interesse verso le tematiche dell’arte e in particolare per l’arte sacra nel ‘900, che proprio in questo periodo subisce un percorso di crisi. Biagio Biagetti è un protagonista, a pieno titolo, dell’arte sacra e contemporanea che tenta un riscatto di queste tematiche.

D. - Il connubio arte-fede è proprio il motore, l’ispirazione dell’opera di Biagetti ...

R. - Va detto che Biagetti è un artista religioso, un pittore religioso a pieno titolo: lo è nella vita, nel mestiere. Cerca di riportare fedelmente il Magistero della Chiesa, il catechismo della Chiesa cattolica nella sua arte. E lo fa, senza essere ingessato dietro canoni, regole, ma dando vita – davvero – ad un’arte spontanea, ma profondamente rispettosa della Liturgia, della bellezza della catechesi. E questo fino ad arrivare all’adozione della tecnica divisionista, fortemente innovativa, che vede tra i suoi protagonisti nell’800 l’italiano Segantini, Previati, Pellizza da Volpedo: la figura rappresentata emerge attraverso  piccole pennellate di colore. Biagetti svolge tematiche sacre attraverso questa tecnica.

D. - Biagetti è stato direttore dei Musei Vaticani ed ha avuto anche un ruolo importante, fondamentale, nel restauro della Pinacoteca Vaticana ...

R. - Assolutamente. Lui è stato davvero un protagonista tra gli Anni ‘20 e ‘30 in Vaticano, perché è stato direttore dei Musei Vaticani, è stato incaricato di riallestire la Pinacoteca Vaticana. Per fare questo ha visitato le principali capitali europee; i suoi taccuini sono veramente ricchissimi di annotazioni, attraverso le quali poi - visitando i grandi musei europei - riesce a definire uno schema per l’attuale Pinacoteca Vaticana nell’allestimento che oggi conosciamo. Ma oltre a questo, è stato anche restauratore: si è confrontato con il restauro, ad esempio, della Cappella Sistina, le Stanze di Raffaello, è stato fondatore dello Studio Vaticano del Restauro, ed è stato direttore dello Studio Vaticano del Mosaico. Quindi importanti riconoscimenti, incarichi ... Anche in questo è un protagonista a pieno titolo del ‘900, anche perché la sua teoria del restauro è fortemente innovativa, potremmo dire moderna, se pensiamo che le sue scoperte sono alla base dei restauri che negli Anni ’90 ci hanno restituito gli affreschi della Cappella Sistina nella loro cromia originale, quella brillantezza dei colori che tanto ci ha meravigliato nel momento in cui ci è stata svelata.

D. - L’arte per Biagetti era preghiera. Quindi innovazione nella tradizione...

R. - Esattamente, proprio così. Anche per questo è stato a torto dimenticato, “cancellato”, perché una prevalente critica d’arte ha preferito favorire quegli artisti che andavano in rotta con la tradizione. Tutto ciò che era arte sacra è stato bollato come passatista, scaduto ... Mentre effettivamente attraverso la propria produzione artistica, attraverso l’elaborazione di una moderna teoria e tecnica artistica Biagetti si rende protagonista, fautore appunto di una nuova proposta di arte sacra ancora valida per i nostri giorni.








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