2014-06-22 14:52:00

Mali. Un milione e mezzo di persone a rischio fame


In Mali, circa 500 mila bambini al di sotto dei cinque anni soffrono di malnutrizione acuta, mentre 1,5 milioni di persone non ha di che mangiare. L’allarme è stato lanciato dalle Nazioni Unite, che riferiscono di situazione umanitaria “molto grave”, sia a causa delle discontinue attività agricole, sia anche per gli effetti della guerra che ha duramente colpito il Paese. “Dipendiamo dai raccolti, dalle piogge, dal costo delle derrate alimentari e dagli aiuti”, dichiara mons. Georges Fonghoro, vescovo di Mopti. Finora, è la denuncia dell’Onu, è stato raccolto solo il 24% dei 568 milioni di dollari di fondi richiesti per il Mali. A Kati, non lontano dalla capitale Bamako, si trova la missione delle Suore pianzoline. Francesca Sabatinelli ha intervistato suor Miriam Bovino:

R. – La situazione è abbastanza drammatica. In casa nostra, arrivano tutti i giorni domande di cibo e di aiuti a livello sanitario. E questo avviene tutti i giorni. L’altro giorno, ho ricevuto la lettera di un sindaco di un Comune vicino a Kati, il quale mi presentava una lista di famiglie che sono al limite delle loro possibilità per nutrirsi, chiedendo se noi possiamo aiutarle. Abbiamo situazioni in cui alcune persone mangiano anche solo una volta ogni tre giorni… Sono situazioni abbastanza gravi. Stiamo uscendo dal periodo caldo, dove c’è siccità, e stiamo entrando nella stagione delle piogge: una stagione, quindi, a cavallo della quale il cibo manca…

D. – Ma questo, suor Miriam, accadeva anche negli altri anni o quest’anno lei ha visto un peggioramento?

R. – Questo accade tutti gli anni, soprattutto nei villaggi che si trovano nella Savana. Certo è che quest’anno ci sono alcune zone più colpite per mancanza di pioggia e in più c’è questo risvolto della guerra. In Mali, non siamo usciti da una situazione di guerra: è una situazione di pace nel sud del Paese, ma sempre con quest’aria di non sicurezza… Questo costa molto al Paese, perché il turismo, ad esempio, che era un’attività che per il Paese voleva dire economia e lavoro, adesso non c’è. Per cui, le famiglie sono colpite anche da questa mancanza di lavoro a livello turistico.

D. – Voi, come missione, come fate ad aiutare le persone? Avete la possibilità di farlo?

R. – Noi facciamo quel che possiamo. Possiamo però dire che ci sono degli amici – posso segnalare un gruppo di Vigevano – che hanno mandato un container di riso e lo stiamo distribuendo gratuitamente alle persone in difficoltà, alle persone che hanno dovuto lasciare la loro terra a causa della guerra e che sono quindi dei rifugiati… Sì, purtroppo ci sono anche dei morti, in alcuni casi non si arriva a dare un aiuto risolutivo. Anche se possiamo dire che a Kati c’è l’Unicef che sta aiutando molto: fa base vicino all’ospedale… Quindi, anche noi quando abbiamo qualche bambino grave, lo mandiamo a questo centro dell’Unicef, dove si prendono cura dei bambini. Gli altri bambini che non sono arrivati alla malnutrizione grave, li sosteniamo con quello che possiamo. Degli amici ci inviano qualche offerta proprio per aiutare a dare il latte o le pappe necessarie a questi bambini. Gli amici che erano passati nei tempi migliori sanno e quindi ci sostengono. Se ce ne sono altri che vogliono aggiungersi, sono aiuti umanitari che servono ad alleviare un po’ di sofferenza per chi si trova nel bisogno. Dobbiamo dire che c’è anche solidarietà tra i maliani: i maliani si aiutano molto fra famiglie, ma quando ci sono i periodi difficili è chiaro che fanno fatica anche loro. Quindi, l’appello che lancio a tutti coloro che hanno buona volontà, se vogliono dare una mano, noi possiamo fare anche da tramite.

 

Per qualsiasi info rivolgersi alle suore missionarie di Kati: smirpkoko@orangemail.net 

 

 








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