2014-06-21 08:23:00

Ucraina: colloquio Obama-Merkel-Hollande dopo il piano di pace di Kiev


Il presidente degli Stati  Uniti Obama si è consultato con la cancelliera tedesca Merkel e con il presidente francese Hollande sugli ultimi sviluppi della crisi ucraina. Ieri la Russia ha bocciato il piano di pace in 15 punti proposto dal presidente ucraino Poroshenko. Per Mosca manca nel piano la partecipazione dei separatisti ai negoziati di pace. Intanto da ieri sera è stato proclamato il cessate il fuoco unilaterale di una settimana nell'est del Paese, per invogliare i ribelli filorussi a deporre le armi. Questi ultimi hanno chiesto invece il ritiro completo delle truppe. Come giudicare il piano di pace? Benedetta Capelli lo ha chiesto ad  Alessandro Vitale, docente di Relazioni Internazionali all’Università degli Studi di Milano: 

R. - Positivamente, perché presenta alcuni elementi che possono portare ad una soluzione del conflitto a bassa intensità che minaccia di trasformarsi in un conflitto con le ingenti forze militari russe. Questo Piano promette di ostacolarlo, di frenarlo. I punti più interessanti - a fianco del Piano di associazione con l’Unione Europea, che rimuove dazi, protezionismi che c’erano sia parte ucraina che da parte dell’Unione Europea - sono i punti sul disarmo, sul salvacondotto per i mercenari, che operano nella parte orientali dell’Ucraina; e in particolare anche i punti che riguardano la decentralizzazione dello Stato e la protezione della lingua russa, tutelata da emendamenti costituzionali, perché questo potrebbe depotenziare l’attacco che la Russia può condurre agevolmente usando le minoranze. 

D. - Ma ci sono altri punti che non sono stati affrontati in questo Piano e che invece sarebbe il caso di prendere in considerazione? 

R. - A me sembra che siano stati toccati i punti principali, che sono quello militare, quello dei confini e soprattutto la questione della federalizzazione, che per la Russia è diventata una priorità anche se viene intesa come federalizzazione di entità federate e monoetniche e la cosa è molto pericolosa. In ogni caso si tratta di un problema che, accanto a quello della lingua di Stato, ha costituito il nocciolo delle questioni, che poi sono esplose con la crisi ucraina. 

D. - Stamane c’è stata questa telefonata Putin-Poroshenko: subito dopo la chiusura del confine ucraino con la Russia. Secondo lei, è l’inizio di un cessate-il-fuoco? 

R. - Questo può essere un problema che ha due facce, perché naturalmente la chiusura di un confine - fra l’altro sembra quasi un’assurdità, perché è un confine lunghissimo, di migliaia di chilometri e quindi difficilmente controllabile - può da una parte essere un irrigidimento e dall’altra, invece, l’inizio di una regolamentazione più chiara di una delimitazione anche dal punto di vista delle operazioni militari e della guerriglia. Bisognerà vedere come anche gli altri punti verranno implementati. Di certo i più significativi sono quelli che riguardano la struttura del Paese, uno Stato unitario del genere fa fatica a funzionare; la questione della lingua e soprattutto delle minoranze, perché continua ad essere il tallone di Achille degli Stati dell’Europa orientale da molto tempo. Se non vengono risolte tali questioni, non si risolverà nemmeno il problema generale. 

D. - Secondo lei, come reagirà la Comunità internazionale anche nei confronti di Mosca, viste le tensioni di questi ultimi mesi?

R. - E’ difficile dirlo, perché Mosca è molto ondivaga: sembra accettare questo piano, bisognerà poi vedere come si svolgeranno gli avvenimenti. Indubbiamente, la Comunità internazionale può fare molto nello stimolare questi piani di pace e soprattutto cambiando - in particolare l’Unione Europea - le politiche che sono state adottate per 20 anni e cioè le politiche di chiusura, di emarginazione dell’Ucraina. Tutto questo, però, senza creare paure al Cremlino e quindi coinvolgendo anche la Russia.








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