2014-06-21 18:54:00

Il Papa in Calabria: "No alla 'ndrangheta. Mafiosi scomunicati"


Si è conclusa con una solenne Messa celebrata sulla Piana di Sibari davanti a oltre 250 mila persone, la visita del Papa alla Diocesi di Cassano allo Jonio, in Calabria. Appena nove ore, che hanno permesso al Pontefice  di incontrare e conoscere diverse realtà del territorio, a partire dagli ultimi: i carcerati, gli anziani, i poveri e i malati. Più volte la voce di Francesco si è levata contro il crimine, i mafiosi ha detto "sono scomunicati". Il servizio di uno dei nostri inviati, Fausta Speranza :

Adorazione del male e disprezzo del bene comune: questo è l’Ndrangheta! Il Papa non usa mezzi termini per denunciare mafia, violenza e falsi idoli.

Questo male va combattuto, va allontanato! Bisogna dirgli di no! La Chiesa che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi, ce lo domando i nostri giovani bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare. Coloro che nella loro vita hanno questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!”.

Un messaggio chiarissimo e fortissimo, che il Papa lancia alla Messa, che conclude la sua giornata in Calabria. Messaggio su peccato, violenza, mafia:

“Quando all’adorazione del Signore si sostituisce l’adorazione del denaro, si apre la strada al peccato, all’interesse personale e alla sopraffazione; quando non si adora Dio, il Signore, si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza. La vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato! L’Ndrangheta è questo! Adorazione del male e disprezzo del bene comune”.

Francesco sottolinea il significato della sua visita, quale incoraggiamento - spiega - alla fede e alla carità, perché - afferma - la carità è la testimonianza concreta della fede. E il Papa è molto chiaro: “il popolo che adora Dio nell’Eucaristia - ricorda - è il popolo che cammina nella carità”. Richiamandosi alla solennità del Corpus Domini, spiega che cristiano è chi adora Gesù Eucaristia e cammina con Lui e rinuncia, appunto, ad adorare falsi idoli.

Carità significa giustizia, speranza, tenerezza. E a queste parole Francesco contrappone denaro, vanità, orgoglio, potere, violenza. Dunque l’incoraggiamento del Papa alla Chiesa in Calabria, di cui cita anche l’Eparchia di Lungo, ricca della sua tradizione greco-bizantina, e un richiamo alla politica:

“Ma lo estendo a tutti, a tutti i Pastori e fedeli della Chiesa in Calabria, impegnata coraggiosamente nell’evangelizzazione e nel favorire stili di vita e iniziative che pongano al centro le necessità dei poveri e degli ultimi. E lo estendo anche alle Autorità civili che cercano di vivere l’impegno politico e amministrativo per quello che è, un servizio al bene comune”.

Francesco poi, in particolare si rivolge ai giovani e ribadisce il suo invito alla speranza. A proposito di speranza cita il Progetto Policoro, che si occupata di creare opportunità di lavoro, ma poi indica la via principale da non perdere: rimanere uniti a Dio - raccomanda - per rilanciare su male e violenza:

“Voi, cari giovani, non lasciatevi rubare la speranza! Lo ho detto tante volte e lo ripeto una volta in più: ‘Non lasciatevi rubare la speranza!’. Adorando Gesù nei vostri cuori e rimanendo uniti a Lui saprete opporvi al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza del bene, del vero e del bello”.

C’è da dire che il Papa già stamattina aveva citato l’Ndrangheta, incontrando - in un fuori programma al carcere di Castrovillari - il papà e le nonne del piccolo Coco, ucciso in un agguato con il nonno a gennaio. Aveva detto: “Mai più vittime della Ndrangheta!”.

Il carcere è stata la prima tappa di questa intensa giornata in Calabria. Dal carcere, il Papa ha lanciato un appello perché “la pena non sia solo punizione e ritorsione sociale, ma apra al reintegro nella società”. Ha chiesto impegno concreto delle istituzioni per questo e ha poi invitato tutti a guardare a Dio, che ha definito Maestro di reinserimento, perché sempre perdona, ma anche accompagna nel riscatto.

Papa Francesco ha sottolineato, inoltre, di voler parlare ad ogni uomo e a ogni donna che si trova in carcere in ogni parte del mondo e ha chiesto preghiere, perché - ha detto - anche io commetto sbagli:

“In questo cammino entra anche l’incontro con Dio, la capacità di lasciarci guardare da Dio che ci ama. E’ più difficile lasciarsi guardare da Dio che guardare Dio. E’ più difficile lasciarsi incontrare da Dio che incontrare Dio, perché in noi sempre c’è una resistenza. E Lui ti aspetta, Lui ci guarda, Lui ci cerca sempre, no? E questo Dio che ci ama, che è capace di comprenderci, capace di perdonare i nostri errori. Il Signore è un maestro di reinserimento: ci prende per mano e ci riporta nella comunità sociale”.

Un’altra espressione forte da ricordare, l’augurio di Papa Francesco che il tempo di detenzione non vada perduto, ma possa essere un tempo prezioso, prezioso per l’incontro con la grazia di Dio:

“Così facendo contribuirete a rendere migliori prima di tutto voi stessi, ma nello stesso tempo anche la comunità, perché, nel bene e nel male, le nostre azioni influiscono sugli altri e su tutta la famiglia umana”.

E se la tappa al carcere, luogo che nell’immaginario ci porta alle persone più lontane dal vivere sociale, è stato proprio il primo gesto che Papa Francesco ha voluto compiere in Calabria, prima ancora della cerimonia di benvenuto, bisogna dire che la seconda tappa è stata al Centro San Giuseppe Moscati, dove ha incontrato la sofferenza dei malati terminali. Ma c’è stato anche l’incontro con anziani, poveri, ex-tossicodipendenti. Tutti gesti concreti di quella solidarietà agli ultimi che Francesco chiede alla sua Chiesa.








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