2014-06-20 15:51:00

Mons. Galantino: Calabria non è uguale 'ndrangheta, ci sono forze sane


Il Papa viene a trovarci in un territorio che non è estraneo a un certo tipo di violenza, ma la malavita “non è un appannaggio calabrese”, perché esiste una “globalizzazione del male”. Lo afferma il vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Nunzio Galantino, che al microfono del nostro inviato, Federico Piana, presenta i motivi della visita di Papa Francesco in Calabria:

R. – Intanto, non lo accoglierò da solo: quelli prenotati sono oltre 90 mila, ma l’accolgo intanto con un atteggiamento di gratitudine per aver proposto lui stesso di venire qui, a Cassano. Poi, l’accogliamo con l’atteggiamento che si mette in continuità con l’atteggiamento con cui lui stesso viene qui da noi. Lui stesso, scrivendo la lettera alla nostra diocesi, il 28 dicembre, disse che sarebbe venuto per chiedere scusa: per chiedere scusa per aver sottratto il vescovo alla diocesi per qualche giorno, per il servizio alla Conferenza episcopale italiana. Quindi, da una parte gratitudine, dall’altra ci vogliamo anche noi chiedere se abbiamo delle situazione per le quali chiedere scusa, se abbiamo anche noi delle situazioni nelle quali non siamo presenti come Chiesa in maniera credibile.

D. – Quali sono queste situazioni nelle quali lei, come vescovo di questa diocesi, si sente di chiedere scusa?

R. – La prima, secondo me, è chiedere scusa alle tante realtà delle persone povere, alle tante persone in difficoltà, alle tante persone che per un motivo o per un altro vivono veramente questa fatica di portare avanti le loro esistenze. Dall’altra, sicuramente sono i bambini ai quali non sempre assicuriamo un impegno di formazione, un impegno di educazione, di attenzione dovuta. Di sicuro, va chiesto scusa ai giovani per le tante volte in cui non riusciamo a sostenere le loro speranze, a sostenere i loro progetti. Poi, sicuramente, secondo me va chiesto scusa – e questo ha creato un po’ di polemica presso qualcuno, ma io voglio dirlo tranquillamente – anche ai non credenti e agli indifferenti. Ma non come l’ha interpretato qualcuno, qualche cosiddetto tradizionalista, cioè chiedere scusa perché siamo credenti: siamo felicissimi di essere credenti e orgogliosi di essere credenti. Quando io dico dobbiamo chiedere scusa ai non credenti è perché molte volte il nostro modo di vivere l’esperienza di fede non parla a queste persone, non convince queste persone. Quindi, chiedere scusa se molte volte viviamo un’esperienza religiosa ad uso e consumo nostro, ripeto, che non tocca i non credenti e non tocca gli indifferenti.

D. – La malavita, la ‘ndrangheta, i problemi di questo territorio: secondo lei, come si può uscire da questa situazione?

R. – La presenza del malaffare e della malavita non è un appannaggio calabrese, assolutamente: perché c’è una multinazionale del male, c’è una globalizzazione del male. Quindi, stiamo attenti a non concentrare per motivi ideologici – dico io – il male qui. E come si vince il male? Innanzitutto, secondo me, lo si vince facendo delle scelte molto precise che sono scelte positive, scelte di bene, scelte di proposte belle. Bisognerebbe sviluppare un poco di più tutte quelle potenzialità straordinarie che questa comunità, questa zona, questo territorio ha. E tra tutte queste, sicuramente vanno valorizzate le energie giovanili che qui sono tantissime, ma purtroppo non vengono valorizzate o soprattutto non si creano le condizioni per cui possano essere valorizzati. E qui, l’appello va fatto prima di tutto a coloro i quali amministrano la cosa pubblica.








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