2014-06-19 17:32:00

Pace in Terra Santa, l'intuizione di Francesco: purificare il rapporto fra religione e politica


"Papa Francesco ama mettere in campo la preghiera come fattore di movimento della storia, come aveva fatto nel settembre del 2013 per scongiurare un intervento in Siria". Così, Raniero La Valle, giornalista e scrittore, commenta, a dieci giorni di distanza, l'invocazione per la pace in Terra Santa che si è svolta l'8 giugno nei Giardini Vaticani e a cui Papa Francesco aveva invitato l'allora presidente israeliano Peres e il presidente palestinese Mahmoud Abbas. "Di quel pomeriggio - commenta La Valle - mi ha colpito la logica dei due contrasti. Il massimo della spiritualità e della mistica, ma anche il massimo della politicità. Il massimo della discrezione, ma la massima richiesta ai due protagonisti".

"Spesso, in zone come il Medio Oriente, la religione e la politica si mescolano preservando e confermando ideologie, scontri e guerre", commenta Gianfranco Brunelli, direttore de Il Regno. "Cercare attraverso la preghiera di rovesciare questo schema è qualcosa di nuovo e importante, una sorta di purificazione della preghiera in zone in cui è stata anche asservita all'odio". "Vedere i leader politici che pregano con il Papa è un fatto inedito dal quale non possiamo aspettarci risultati immediati", aggiunge Brunelli. "Si tratta di una semina, di uno di quei processi che Francesco ama avviare e che seguono tempi che non sono necessariamente i nostri".

"Considero, paradossalmente, questo evento il primo vero cambiamento politico tra Israele e Palestina in Medio Oriente", continua Raniero La Valle. "Il rapporto fra religione e politica in questo conflitto è intrinseco, profondo. Non si può distinguere la presenza politica di Israele dalla sua presenza teologica. E il suo conflitto con i palestinesi non si potrà mai risolvere solo per via politica. C'è un nodo a cui la preghiera non è estranea. Una grande questione religiosa che richiede una conversione degli uomini che vivono quel conflitto: conversione nella lettura delle scritture e nella percezione di Dio. Capire questo è stata la grande intuizione di Papa Francesco".

"Si tratta di purificare il rapporto tra religione e politica", continua Gianfranco Brunelli. "E' per fare ciò la preghiera è lo strumento più adatto". "Aver spinto i politici a pregare, come ha fatto il Papa - conclude il direttore de Il Regno - significa ricercare un gesto puramente religioso e autenticamente politico. E' una strada difficile perché deve coinvolgere gli stessi popoli, ma se cominciamo dalla fratellanza qualche progresso è possibile".  








All the contents on this site are copyrighted ©.