2014-06-18 14:54:00

Mons. Marcianò: Sinodo consideri anche le famiglie dei militari


Una riflessione sulla “famiglia”, vista dalla particolare angolazione della vita militare e sullo sfondo del Sinodo di ottobre. È quella che da lunedì scorso, e fino a domani, impegna i partecipanti al Corso di formazione e aggiornamento per i cappellani militari, ospiti della la Scuola di Lingue estere dell’Aeronautica a Loreto. Ad aprire i lavori è stato l’arcivescovo Santo Marcianò, Ordinario Militare per l'Italia, al quale Luca Collodi ha chiesto il perché della famiglia come argomento di confronto:

R. – Abbiamo pensato di riflettere sulla famiglia anche perché la famiglia dei militare vive gli stessi “attacchi” delle altre famiglie, ma allo stesso tempo è una famiglia che ha le sue peculiarità. Penso, in modo particolare, a quelle famiglie rese più fragili dalle distanze che spesso i militari sono costretti ad accettare nel loro servizio, con conseguenze pesanti sulla “resistenza” del vincolo coniugale e sull’educazione dei figli. Penso al numero – e tra l’altro so che è molto elevato – di separazioni e divorzi: so che molti comandanti generali hanno aperto le porte delle foresterie, dei luoghi di accoglienza dei presidi militari proprio per dare la possibilità a molti divorziati di poter almeno risiedere in questi luoghi, perché i problemi economici impediscono loro addirittura di potersi permettere un alloggio. La famiglia militare è una famiglia che spesso riesce a conservare soprattutto l’aspetto comunitario: la moglie, che spesso segue il marito che viene trasferito, non lavora e questo le consente di fermarsi a casa e di educare i figli.

D. – Quale potrà essere il ruolo della Chiesa Ordinariato militare nel Sinodo della famiglia?

R. – Ritengo che la Chiesa, l’Ordinariato militare abbia da offrire, in termini di valori, un contributo proprio per quello che dicevo: la famiglia militare resta una realtà dove, è vero, ci sono tante difficoltà, però nello stesso tempo resta una realtà che più delle altre riesce a custodire il valore stesso della famiglia. Quello che mi impressiona è come all’interno del mondo militare la famiglia difenda se stessa. Dire difesa del valore della famiglia significa dire difesa, all’interno della riscoperta del mondo attuale, di valori, custodia di valori umani anche cristiani. Io ritengo che il Sinodo debba prendere in considerazione questo mondo, che non è un mondo estraneo alla società di oggi, non è un mondo a parte, parallelo. È un mondo dentro la realtà che può dire e può dare tanto. Io, sottolineo sempre come la “militarità” sia un valore grande. Addirittura, da quello che sento parlando con i giovani, i militari restano un punto di riferimento e paradossalmente resta per molti un punto di riferimento anche la famiglia militare. Si vede quella coerenza con la vita che, appunto, fanno ma non solo. Si vede l’autenticità di una vita che risponde a quelli che forse sono i valori perduti, o risponde comunque a un mondo che sta perdendo l’autenticità e la freschezza del vivere.

D. – La famiglia militare è anche colpita dalla sofferenza per il lutto di molti uomini che, in missioni di pace, ad esempio, perdono la propria vita…

R. – Purtroppo sì. Un lutto che elaborano e che però – e questo lo voglio sottolineare ho avuto la possibilità di incontrare tante famiglie, tanti genitori, spose di caduti – sanno elaborare. La vita che si spegne è una vita donata e questo è dentro la consapevolezza di chi resta. Per cui, assieme al dolore si unisce anche l’orgoglio: si unisce la consapevolezza che quella morte è frutto di vita donata e che quella morte ha dato vita ad altri.

Ascolta l'audio integrale dell'intervista a mons. Santo Marcianò, arcivescovo Ordinario MIlitare per l'Italia:

 








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