2014-06-17 15:21:00

Save The Children: l'Italia non è un Paese per bambini


L’Italia non è un Paese per bambini. A dirlo è "Save the Children", che ha presentato a Roma il settimo rapporto sui diritti dei minori in Italia. Tante le famiglie che non hanno ancora accesso ai servizi per l’infanzia, soprattutto al Sud: in Calabria solo il 2,5% dei bambini frequenta un asilo nido. Maria Gabriella Lanza ha intervistato Eleonora Tantaro di "Save the Children":

R. - Il rapporto che presentiamo oggi ha in luce alcune criticità rispetto ai diritti dell’infanzia in Italia su diversi temi ed aspetti. Metteremo l’accento su quelli che sono i servizi per la prima infanzia e la criticità rilevata nell’accoglienza dei minori in comunità. La scelta che abbiamo fatto quest’anno è stata quella di dare particolare evidenza, con approfondimento alla fascia degli 0-3 anni perché abbiamo ritenuto essere una fascia significativa e molto importante in quanto, ormai, tutte le neuroscienze dimostrano quanto sia importante investire nei primissimi anni di vita. A questo, però, non corrisponde un adeguato investimento nel nostro Paese, anche in termini di adozione di politiche adeguate.

D. - Migliaia di minori in Italia sono vittime di sfruttamento e di tratta. Cosa si può fare per loro?

R. - Anche nel Rapporto c’è un apposito paragrafo dedicato al tema della prostituzione e della tratta. Ovviamente, in questo caso gli interventi che vengono richiesti sono per esempio un piano nazionale anti tratta che abbia uno specifico focus proprio sulle vittime minorenni. Quindi, una maggior attenzione a questo. Purtroppo l’Italia è un Paese che ha diverse “velocità”, se vogliamo definirle così. Molto spesso le differenze si notano anche tra una regione e l’altra: il Sud ha criticità molto forti sia per quello che riguarda la povertà, perché sono maggiori le possibilità di appartenere ad una famiglia povera se si vive al Sud, ma anche per esempio le opportunità che uno può avere in termini di servizi di accesso, di servizi alla prima infanzia. Il Sud, infatti, ha le percentuali più basse rispetto all’accesso agli asili nido; ricordiamo per esempio che in Calabria accedono a questo servizio solo il 2,5% dei bambini nella fascia di età dagli 0 ai 3 anni, quando l’obiettivo europeo è del 33%.

Un aspetto importante del rapporto è, appunto, l’accesso agli asili nido, solo il 13,5% dei bambini usufruisce dei servizi per l’infanzia. Una percentuale lontana dagli standard europei, anche secondo Vincenzo Spadafora, Garante per l’infanzia e l’adolescenza:

R. - Siamo in ritardo su tante cose che riguardano le politiche per l’infanzia, basti pensare che manca ormai da anni un piano nazionale dell’infanzia perché l’ultimo che è stato approvato diversi anni fa aveva risorse zero. Quindi, sicuramente, siamo indietro su molte cose e le conseguenze si vedono sia nel dato della dispersione scolastica, sia nei dati della povertà. Sono tutti riflessi delle mancate politiche, dei mancati interventi di questo e dei precedenti governi.

D. - Sono tanti i minori che non vengono affidati alle famiglie ma restano in comunità. Cosa si può fare per loro?

R. - Noi, intanto, stiamo avviando con i procuratori della repubblica presso i vati tribunali per i minorenni un monitoraggio, perché su questo tema non si ha neanche un dato certo; nessuno ha un dato. Quindi, la prima cosa che abbiamo fatto e che stiamo facendo proprio in questa settimana - anche per evitare la cattiva informazione quando non ci sono dati, che diventa inevitabile - è un monitoraggio: le comunità sono tenute, ogni sei mesi, a dare alle procure della repubblica una relazione con i dati presso il tribunale per i minorenni. Grazie alla collaborazione con i procuratori, nel giro di qualche mese - pochi mesi - saremo in grado sicuramente di avere intanto un numero certo, e su quello poter fare analisi come capire perché sono in comunità. Per esempio, uno dei temi di cui si parla spesso è quello dei figli contesi, ma noi sappiamo per certo che la maggior parte dei bambini che sono in comunità non è per questa causa, ma per altre cause: maltrattamenti, abusi subiti, o perché sono stati sottratti da situazioni di povertà. Quindi, dobbiamo andare ad analizzare nello specifico per poi proporre, anche in questo caso al governo, dei miglioramenti anche da un punto di vista legislativo.








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