2014-06-17 07:59:00

Raid e retate per ritrovare i giovani israeliani rapiti


L'aviazione militare israeliana ha lanciato nella notte quattro raid sulla Striscia di Gaza, in risposta a un razzo lanciato verso il territorio di Israele. Intanto le forze militari israeliane hanno arrestato 80 palestinesi nei territori occupati. La retata si inquadra nelle operazioni messe in campo per ritrovare i tre giovani scomparsi giovedì sera mentre facevano l'autostop per tornare a casa da un seminario ebraico. Israele, a cominciare dal premier Benjamin Netanyahu, ritiene siano stati rapiti da un’organizzazione terroristica.  Graziano Motta

E’ proseguita anche la scorsa notte nei territori palestinesi l’operazione a vasto raggio delle forze di sicurezza israeliane volta a scoprire qualche traccia dei tre giovani scomparsi la sera di giovedì scorso mentre facevano ritorno a casa dalle scuole rabbiniche che frequentavano nella zona di Hebron e che si ritiene catturati da terroristi. Presumibilmente di Hamas, anche se questa organizzazione, che lo scorso mese ha raggiunto un accordo politico con Al Fatah, dando vita a un governo di unità nazionale, non ha ammesso alcuna responsabilità, avvertendo comunque Israele  a non continuare la politica di repressione instaurata nei decenni passati. E tuttavia il Primo Ministro Netanyahu  ne è convinto tanto che ieri ha telefonato al presidente palestinese Abu Mazen  chiedendo il suo aiuto, Egli ha sostenuto che i terroristi provenivano dal territorio controllato dall’Autorità Nazionale Palestinese e vi sono ritornati. I tre rapiti – due di 16, uno di 19 anni –  sono innocenti, gli ha detto,  come i loro coetanei palestinesi curati negli ospedali israeliani. E ha insistito nel rappresentare ad Abu Mazen le implicazioni della sua partnership con Hamas, negative per Israele per la Palestina e la regione intera. Abu Mazen, con un comunicato ufficiale, ha condannato la cattura dei tre, ha assicurato che le forze di sicurezza palestinesi sono impegnate nella loro ricerca ma che tentano pure di impedire l’escalation delle tensioni per i raid compiuti da quelle israeliane nelle abitazioni di molti cittadini, condannati alla stessa stregua dei trattamenti inflitti ai prigionieri.  Così mentre in Cisgiordania proseguono gli arresti di esponenti e attivisti di Hamas – alcune centinaia, fra i quali anche dei parlamentari – il gabinetto di sicurezza israeliano ha preso in esame diverse opzioni, quali la deportazione degli arrestati, la demolizione delle loro case, la chiusura di tutte le istituzioni dei fondamentalisti. Per Radio Vaticana, Graziano Motta

 








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