2014-06-16 14:47:00

Mons. Bregantini: una conversione ecologica per salvare il Creato


Una nuova cultura per denunciare l’inquinamento, spesso fonte di malattie, prevenire eventi metereologici estremi come le bombe d’acqua  e divenire  sentinelle del territorio che ci è stato affidato.  A chiederlo è il messaggio Cei per la nona giornata per la custodia del Creato del prossimo primo settembre che lancia a tutti un monito a tutelare il “giardino violato”. Al microfono di Paolo Ondarza ascoltiamo mons. Giancarlo Maria Bregantini, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace:

R. - E’ un’immagine biblica bellissima, quella del giardino. Purtroppo il giardino violato è la costatazione del frammento di male che, come fosse una goccia di veleno, ammorba tutta la bellezza del giardino. Questa è l’immagine dell’inquinamento. Il frutto amaro del peccato è, ad esempio, una comunità che litiga, una comunità mafiosa, una comunità che ha fatto patti con la camorra e che di fatto si trova ad avere il veleno anche sotto terra.

D. - Il messaggio fa riferimento a quelle situazioni estreme che, come ci riportano purtroppo le cronache, diventano fonte di tumori, fonte di malattie…

R. - Sì! Tant’è che la Giornata nazionale sarà ad Aversa, con la presenza di don Patriciello: proprio attorno a quella figura noi vediamo che il messaggio abbraccia tutti coloro che hanno, con coscientizzazione crescente, fatto prendere ad una comunità la consapevolezza della bellezza del proprio giardino e della iniquità di averlo violato: quindi anche gente che ha pagato con la vita, a causa dei tumori. E questo ci dice che è importante lottare per la coscienza, a cominciare dalle scuole, dalle parrocchie con la bellezza della Bibbia, ma anche con la consapevolezza della gravità dei problemi di oggi.

D. - Citava la priorità dell’impegno culturale, che viene ribadito in questo messaggio per la Giornata per la Custodia del Creato, che - oltre alla piaga dell’inquinamento - evidenzia anche il fenomeno degli eventi meteorologici estremi. Si fa riferimento, in particolare, alle inattese bombe d’acqua, di cui abbiamo più volte sentito parlare negli ultimi anni e che hanno davvero causato tanta devastazione e a cui è seguita spesso, però, una solidarietà - purtroppo! - solo emotiva, superficiale…

R. - Questo è il messaggio più grande che noi vorremmo far passare nelle scuole, nelle realtà associative, nelle parrocchie e ovviamente nel mondo politico: quello di una cultura preventiva in modo tale che l’emozione del momento sia una cosa positiva, ma venga poi incanalata non in una "bomba d’acqua" devastante che dura attimi, ma in un ruscello fecondante la terra: in una capacità cioè progettuale, in un’opera di difesa vera, soprattutto preventiva, perché sull’aspetto emotivo siamo bravissimi in Italia, ma sull’aspetto progettuale siamo carenti!

D. - Dunque più prevenzione e poi finalmente una cultura ispirata ad una conversione… 

R. Certo! Sì, sì! Lei ha detto benissimo: più prevenzione, meno emozione e più conversione, per giocare un po’ sulle parole… Una conversione fatta quindi di scelte, di sobrietà, di autenticità e di cura delle cose.

D. - Tutti siamo attori, nessuno resti spettatore: in questo il messaggio è chiaro e lascia spazio alla speranza…

R. -Sì, anche perché - grazie a Dio! - questa consapevolezza è cresciuta nel mondo giovanile. Dobbiamo farne tesoro per renderla, potremmo dire, anche scelta politica. Quindi anche il mondo politico, tutto quello che fa per il giardino, per l’ambiente sappia che lo costruisce per il futuro. Possa essere già l’estate che arriva un’esperienza di immersione nella natura pulita e addirittura, per esempio, un’occasione per impegnarsi a pulire le spiagge, a tenere in ordine le cose e fare in modo quindi che anche l’estate - ad esempio nel Grest - si possa portare avanti il  discorso del giardino violato come uno degli impegni e dei compiti a casa più belli e più costruttivi. 








All the contents on this site are copyrighted ©.