2014-06-15 10:02:00

In Colombia il voto per le presidenziali


Colombia alle urne per il secondo turno delle presidenziali che vede una sfida all’ultima scheda tra il capo di Stato uscente Juan Manuel Santos e l’ex ministro dell’Economia Oscar Ivan Zuluaga. Oltre 32 milioni le persone chiamate ad esprimere una preferenza in questo ballottaggio che rischia di trasformarsi in un referendum sui negoziati di pace con le Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia. Altro nodo la questione del narcotraffico. Quali i punti di contatto, quali le divergenze tra questi due candidati? Cecilia Seppia lo ha chiesto a Roberto Da Rin  esperto dell’area del Sole 24 Ore:

R. - Il punto di contatto tra questi due uomini politici colombiani, Santos e Zuluaga, è quello di essere entrambi uomini di destra sostanzialmente, quindi espressione di un potere che si è perpetuato in Colombia negli ultimi 15 anni. Il punto invece di distacco, che separa queste due candidature alle presidenziali è la strategia per combattere le Farc, le forze armate rivoluzionarie che in Colombia sono un attore politico da 54 anni, una presenza forte che - di fatto - ha tenuto in ostaggio il Paese con sequestri e un numero di morti esorbitante per decenni. Il primo, Santos, il presidente uscente, è per una strategia di riavvicinamento e di dialogo; Oscar Zuluaga invece è per uno scontro aperto, perché lo reputa più efficace e risolutivo.

D. - Perché allora Santos continua a credere in questa via negoziale con le Farc …

R. - Perché negli ultimi cinque anni è stata avviata una trattativa in corso a L’Avana, un Paese neutrale. Secondo Santos ci sono degli spiragli per arrivare ad una trattativa di pace, non a caso sono state molte le moratorie che negli ultimi anni le Farc hanno concesso. Quindi l’ipotesi di Santos è che piuttosto che perpetuare un scontro one to one che ha solo offerto sacrifici umani durissimi, sarebbe meglio approfittare di questa stagione in cui le Farc sono state fortemente indebolite. Sul fronte militare e ideologico sembrano molto sbandate e quindi cercare di trovare un negoziato.

D. - I sondaggisti dicono che sarà una battaglia all’ultima scheda. Prevedono sostanzialmente un pareggio: chi vince però avrà difficoltà a governare perché si troverà la metà del Paese contro. Quali sono le sfide che attendono il nuovo presidente?

R. - La grande sfida è questa: quella della trattativa di pace. Tutto il resto può essere una conseguenza, perché qualsiasi altra attività, finché ci sono zone interamente controllate dalle guerriglie, viene a penalizzare pesantemente l’economia e la stabilità del Paese. Quindi per gli investitori internazionali, gli stessi imprenditori colombiani se non possono accedere ad aree così grandi - che sono continuamente sotto scacco - diventa difficile poi procedere ad un rilancio, ad un piano industriale ad una riforma agraria ad una pacificazione.

D. - Al primo turno c’è stata un’affluenza bassissima. Stavolta il voto coincide sostanzialmente con l’inizio dei Mondiali. Questo potrebbe influire ulteriormente su un elettorato che appare, oltre che diviso, anche piuttosto stanco …

R. - L’elettorato colombiano è stanco, questo è vero. Non va dimenticato che la gestione di Uribe, l’ex presidente colombiano prima di Santos, è stata collusa con il narcotraffico, che in qualche momento è stato scoraggiato e ha pensato che non ci fosse via d’uscita. Ora vediamo quale sarà l’affluenza e se ci sarà una partecipazione adeguata.








All the contents on this site are copyrighted ©.